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TORINO. TFF: La felicità umana non dipende dal Pil

Rinnovando, con più strumenti, un vecchio adagio popolare, "i soldi non danno la felicità", il filosofo Serge Latouche parla di "impostura della modernità".

Vale a dire, quella di aver promesso, non mantenendo, che questa "avrebbe dato felicità e benessere materiale a tutti". E conclude lo studioso: "Tutto ciò è sbagliato. Non c'è nessun rapporto tra felicità e Pil di un Paese. Anzi, le società più felici non sono le più ricche". Questo uno dei momenti chiave del documentario 'La felicità umana' di Maurizio Zaccaro, passato oggi al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, una raccolta di testimonianze di artisti, filosofi, economisti e gente comune su questo sentimento tanto desiderato.

Tante le testimonianze in cui si colgono, oltre alle aspirazioni a stare bene, anche le paure di ciò che può compromettere questa condizione. Ad esempio, molti gli interventi sul tema immigrazione e inquinamento. Soluzioni? Una viene ancora da un filosofo francese, André Comte-Sponville, che ribadisce più volte: "Solo la politica può dare risposte".

Mentre per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica, sottolinea con forza: "Non si deve cadere nei due estremi. Né dire che tutti gli islamici sono terroristi, ma neppure pensare che non ci sia alcun rapporto tra terrorismo ed Islam. Sarebbe come dire che tra marxismo e stalinismo non ci sia alcun legame".

Carsten Seyer-Hansen, musicista e filosofo danese, spiega invece: "In Danimarca, in quanto a felicità, va meglio che in altri paesi. Il fatto è che c'è poca differenza, divario, tra classe ricca e classe povera". Tra gli altri interventi italiani quello di Ermanno Olmi che suggerisce il ritorno alla cultura contadina: "Il problema vero del futuro sarà l'alimentazione.

Allora, se occorre, mettiamoci a piantare le patate".

"'Povero non è colui che ha poco, ma colui che desidera infinitamente tanto' - dice il regista Zaccaro -. Ho preso in prestito da Seneca questa frase come logline del film perché questo documentario nasce da una suggestione ben precisa: provocare una riflessione, magari scomoda, su uno degli aspetti più sfuggevoli dell'esistenza. Secondo il Rapporto Mondiale della Felicità del 2016, redatto dall'Onu - aggiunge - ci sono Paesi molto 'felici' (Danimarca e Australia per esempio, ma anche il Bhutan. L'Italia è solo 50/a) e altri dai quali si fugge per cercare appunto la felicità negata da guerre, tirannie, sopraffazioni e carestie".

Dice ancora Zaccaro, milanese, classe 1952 : "Viviamo in un circolo vizioso (vivi, produci, consuma, muori), ci disperiamo, lottiamo, sudiamo per poi spegnerci nel silenzio. L'alternativa a tutto ciò non è vivere di ghiande ma, più semplicemente, cercare di liberarci dall'accumulo, saperci accontentare e così rivoluzionare il concetto stesso di economia".

Tra gli italiani intervenuti, anche Bruno Bozzetto, Sergio Castellitto, Claudio Pellegatta, Sr. Maria Vera, Stefano Bartolini e Serena Alunni.

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