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CHIVASSO. Una storia di disperazione e solitudine dietro alla morte del romeno ritrovato dietro la centrale Enel

CHIVASSO. Una storia di disperazione e solitudine dietro alla morte del romeno ritrovato dietro la centrale Enel

I carabinieri sul luogo del ritrovamento

Una storia di disperazione e solitudine dietro alla morte del romeno di 49 anni, senza fissa dimora, trovato cadavere questa mattina, poco dopo le 9, in un campo dietro alla centrale Enel. Il corpo era disteso a pancia in giù sopra la neve ancora fresca, a ridosso dei binari che conducevano nell'ex deposito della centrale. Indossava una maglia della tuta e un paio di pantaloni. Era scalzo (gli scarponi erano poco distante dal cadavere) e senza giubbotto. Al polso aveva un bracciale dell'Asl. A trovarlo è stato un dipendente del deposito Esso-Sarpom, società che gestisce l'oleodotto i cui tubi scorrono proprio sotto il campo. Sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i carabinieri della Compagnia di Chivasso. L'intervento del medico legale, Marra, dell'Asl To4 ha poi escluso la morte violenta. L'uomo sarebbe morto per il freddo dopo aver vagato per alcuni giorni. Sarà poi l'autopsia disposta dal sostituto procuratore della Procura d'Ivrea, Ruggero Crupi, a confermare la data e le modalità del decesso. Intanto i carabinieri agli ordini del capitano Luca Giacolla stanno ricostruendo gli ultimi momenti di vita del romeno. Dall'Asl To4 assicurano che il romeno si era presentato per ben quattro volte all'ospedale di Ivrea: il 27 e il 29 novembre e poi l'uno e il 2 dicembre. Qui era stato accudito e poi tutte le volte regolarmente dimesso. Nella struttura ospedaliera si era probabilmente recato per cercare assistenza. Riparo e anche pasti caldi. per-sito-2  
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