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CHIVASSO. Un corvo contro i vigili urbani Tempi duri a Palazzo Santa Chiara

CHIVASSO. Un corvo contro i vigili urbani Tempi duri a Palazzo Santa Chiara

E’ una pentola cui sta per saltare il coperchio.

Almeno a sentire chi bazzica dentro e fuori da Palazzo Santa Chiara.

Parliamo del comando della Polizia Municipale di via Siccardi. Una ventina di vigili agli ordini di un comandante, Michele Cassano, che si divide ogni settimana tra Chivasso e Monopoli. Un giorno qui, l’altro là.

E’ quella di un comandante part-time una delle eredità lasciate dalla passata gestione di Libero Ciuffreda.

Un’eredità che, inevitabilmente, inizia a creare qualche problema nella gestione del corpo.

Malumori, mal di pancia, invidie, accuse reciproche. Sono solo alcune delle dicerie che alimentano i discorsi nei bar e che lasciano intendere quale possa essere la realtà che stanno vivendo i civich chivassesi.

Se ne sentono di ogni.

Tra chi è stufo di uscire per strada, taccuino in una mano e penna nell’altra, per sanzionare ogni contravvenzione che gli possa saltare all’occhio.

Tra chi non ne può più di sentirsi addossare tutto il peso del lavoro di un organico numericamente non all’altezza.

Tra chi è stanco di vedersi il dito puntato contro ad ogni polemica sospinta, via facebook, su parcheggiatori abusivi, richiedenti asilo nullafacenti, mendicanti dei portici di via Torino, e chi più ne ha più ne metta.

E tra chi non avrebbe proprio voglia di starsene dietro ad una scrivania, “premiato” chissà perché o per come, e invece è lì che deve rimanere. Volente o nolente.

Insomma, tra i civich di Palazzo Santa Chiara non tira proprio una buona aria.

Non foss’altro che sarebbe strano il contrario, quando il capo un giorno c’è e l’altro è a mille chilometri di distanza.

Lo sa bene il sindaco Claudio Castello, che ha mantenuto la delega alla Polizia Municipale, ma che di vigili urbani proprio non vuol parlare. “Che devo dire? Niente, non ho niente da dire!”, taglia corto al telefono, mentre gli si chiede conto di quale sia la realtà che ha trovato un piano sotto il suo, in Municipio.

La prova, provata, che l’aria che tira sia più irrespirabile di quella contaminata da livelli di pm10 ai massimi storici, è l’ultimo provvedimento disciplinare che sarebbe al vaglio dell’amministrazione nei confronti di un vigile del corpo.

Sotto i portici di via Torino si rincorre infatti un tam tam di cui tutti parlano a microfoni spenti, ma di cui nessuno vuol riferire a taccuini spianati.

Il fatto è quasi banale: un agente sarebbe stato sorpreso mentre dormiva in auto, in orario di lavoro.

Il condizionale è d’obbligo, perché l’accusa sarebbe arrivata al Comando con una lettera anonima.

Tramite un corvo, insomma.

Delle due, l’una: è ammesso o non è concesso punire un dipendente per un’accusa sostenuta da un anonimo? Lo scopriremo nei prossimi giorni.

L’agente, intanto, si sarebbe rivolto ad un avvocato penalista.

L’aria che tira in via Siccardi è sempre più rarefatta.

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