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CHIVASSO. Ciclisti contro Bava: "Strada troppo stretta"

CHIVASSO. Ciclisti contro Bava: "Strada troppo stretta"

Proteste dei ciclisti di stradale Torino, quelli del vecchio quartiere “La Corona” o Borgo San Pietro. Imprecazioni contro il famoso “Stretto di Bava”, dal nome dell’assessore ai lavori pubblici autore dell’”opera” ai tempi del sindaco Bruno Matola.

Parliamo dei marciapiedoni che sotto la sapiente regia di Beppe Bava furono realizzati qualche anno fa proprio nella strettoia tra il Cinema Politeama / via Paleologi e via San Maurizio. Un breve tratto che era già stretto prima e che lo è diventato ancora di più dopo la costruzione dei marciapiedoni, e che ora rappresenta un pericolo per i ciclisti.

Il quartiere Ovest di Chivasso, lungo stradale Torino, è abitato da molti anziani. E sono tanti quelli che adoperano la bicicletta per raggiungere il centro. Arrivati nello “Stretto di Bava” si trovano le automobili pericolosamente “al deretano”, con i guidatori impazienti, indecisi se rallentare e stare in coda al ciclista o tentare un sorpasso a razzo, della serie o la va o la spacca, invadendo la corsia opposta.

I ciclisti non possono nemmeno ridurre i rischi tenendosi il più a destra possibile, vicinissimi al marciapiede, perché buche e tombini dissestati li costringono a un pericoloso zig  zag. La soluzione è salire sul marciapiede e fare incazzare i pedoni. A quel punto non resta loro che scendere dalla bicicletta e attraversare lo Stretto a piedi sul marciapiedi e con la bici per mano: una vera comodità, soprattutto quando tornano dal mercato con le borse della frutta e della verdura.

E mano male che ci dicono di fare una vita sana, di muoversi, di usare la bicicletta e non l’auto, ecc. ecc. Un giorno sì e l’altro anche televisioni e giornali ci spiegano che non moriamo a causa dell’ambiente inquinato, ma perché  mangiano male e non facciamo moto. Bene, allora provate a farvi in bici lo “Stretto di Bava” e capirete che anche facendo moto rischiate la pelle.

Il Comune sta spendendo quasi 300.000 euro per le piste ciclabili di via Ceresa e di Corso Galileo Ferraris. Forse avrebbe fatto meglio a cominciare a sradicare i marciapiedoni dello Stretto.

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