AGGIORNAMENTI
Cerca
12 Settembre 2017 - 09:21
Una roggia ostruita a Chivasso
Abbiamo tutti negli occhi le immagini, terrificanti, che la tv, i giornali, i siti d’informazione e i social network rimbalzano nelle nostre tranquille case da Livorno, in Toscana.
Nel giardino di una casa galleggiano sopra due metri di fango ed acqua un triciclo, una piscinetta gonfiabile, un canotto e il suo remo.
Quattro corpi sono stati trovati in un appartamento, interrato, di un’elegante villetta Liberty di via Nazario Sauro, completamente allagato. I cadaveri sono quelli di Simone Ramacciotti, 37 anni, della moglie Glenda Garzelli, 35, del figlio Filippo, 4, e del nonno, Roberto Ramacciotti, 65. Il nonno è riuscito a mettere in salvo solo la nipotina Camilla, 3 anni, e poco dopo è annegato.
Sono quattro delle sei vittime del violento temporale che tra le 3 e le 5 della notte tra sabato e domenica ha spazzato via una famiglia intera. Sono le vittime del Riomaggiore, che scorre all’aperto fino “al cimitero dell’Ardenza - come scrive il Corriere della Sera -. Poco oltre, per i suoi ultimi due chilometri che attraversano Ardenza mare e fino alla foce, è tombato, opera che risale agli anni Sessanta. Il rivo, sarebbe esagerato chiamarlo torrente, è letteralmente esploso all’imbocco della rampa del garage di un gruppo di palazzine di edilizia popolare in via Rodocanacchi, che confinano con la più elegante villetta Liberty. Alle 5.45 del mattino di domenica l’acqua ha invaso la strada e il cortile del condominio. La pressione dell’acqua ha fatto andare in pezzi il muro del cortile dietro al quale dormivano i Ramacciotti. Le tre lampade bianche sopra alle porte finestre che si aprivano sul giardino portano ancora il segno scuro del livello al quale è giunta l’acqua. Almeno tre metri di altezza. Non hanno avuto scampo...”. Senza voler creare dell’inutile allarmismo, il pensiero è subito corso a Chivasso e al suo sistema idrico. Alla roggia Campagna. Ma, soprattutto, alla roggia San Marco che taglia in due la città, da est ad ovest, attraversando il centro, passando sotto strade e palazzi. Quanto siamo al sicuro, dal rischio di un’alluvione e di una catastrofe come quella dell’altra notte a Livorno? Lo chiediamo al sindaco Claudio Castello, all’assessore all’Urbanistica Pasquale Centin e all’assessore alla Tutela delle Acque Domenico Barengo. Intanto abbiamo buttato l’occhio su rii e canali. E c’è poco da dormirci su...
A rischio
alluvione
Chivasso, via Settimo. Siamo nella zona del Mauriziano, l’area che il giudice relatore della recente sentenza del TAR teme sia tutt’ora a rischio alluvione. Lungo la via corre un canale. Era più piccolo, ma qualche anno fa è stato allargato e ricalibrato. E’ uno dei quattro canali costruiti dopo le alluvioni del 1994 e del 2000. Sono il rio Orchetto, il rio nuovo Orchetto, il rio Palazzolo e lo scolmatore di Pratoregio. Raccolgono l’acqua in eccesso della roggia San Marco, la grande roggia che arriva da Nord, da Montanaro, e attraversa tutta Chivasso. I quattro canali ne raccolgono l’acqua di troppo, in caso di forti piogge, la allontanano dall’abitato in direzione Ovest, e disegnando una grande curva portano l’acqua a sfociare nell’ultimo tratto dell’Orco e nel Po.
Sono dunque “opere per la messa in sicurezza” di Chivasso dal pericolo alluvione.
Ma il canale di via Settimo, come gli altri, è pieno di vegetazione. Non solo erbette, piccoli steli, ma canne che hanno robuste radici e che ostacolerebbero il deflusso dell’acqua in piena. Come se non bastasse, c’è un altro ostacolo. Il canale passa sotto Stradale Torino. Un vecchio ponte con due piccole arcate. Una delle due è stata mezzo tappata dal parcheggio costruito qualche anno fa. Probabilmente per avere più spazio auto, o per allargare la strada, il parcheggio “entra” nel canale: il muraglione di contenimento si mangia un pezzo del letto del canale a valle del ponte. In caso di piena, la strozzatura potrebbe ostacolare il flusso dell’acqua.
Per non parlare della Gronda Ovest, che ha troppo poca pendenza e che per di più piega a Sud con una curva a gomito… con la conseguenza che quando piove molto l’acqua esonda in località Laietto, tra Montegiove e Pratoregio, e manda a mollo i campi.
Lungo l’Orco ci sono altri punti critici, segnalati fin dal 2015 dalla Regione Piemonte, e che critici sono rimasti. Quello che, secondo i tecnici regionali, è più pericoloso si trova nella zona di Pratoregio. L’acqua “punta”, preme su una curva del torrente: se l’Orco si ingrossasse molto l’acqua potrebbe esondare e arrivare nei pressi delle case di Pratoregio. Gli altri due punti pericolosi sono uno vicino alla Cascina Cerello, dove l’acqua ha eroso profondamente la sponda destra e ha formato una grande curva che si approfondisce anno dopo anno. Infine, a monte del ponte della ferrovia Torino – Milano, a pochi metri dalle arcate, ci sono gli alberi cresciuti nel letto del torrente e nella terra scivolata in acqua. Anche per merito dell’insistenza del Comitato Basso Canavese di Claudio Dalla Costa, quelli in acqua sono stati finalmente tagliati e portati via. Ma sono rimasti quelli cresciuti sulla terra, abbandonata lì dopo le alluvioni e lentamente scivolata nel letto del torrente. Una piena dell’Orco potrebbe sradicarli e portarli a sbattere contro le arcate del ponte: non solo quello della ferrovia, più recente e più solido, ma anche contro quello della strada fra Chivasso e Brandizzo, molto più vecchio e ricostruito in fretta dopo la seconda guerra mondiale.
Rozzino-Meaglia
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.