AGGIORNAMENTI
Cerca
03 Maggio 2016 - 11:24
"Ho in me tutti i sogni del mondo"
(F. Pessoa, 1888-1935)
Considerare Pessoa fra i sostenitori del nascente fascismo è profondamente sbagliato. Estrapolare alcune sue frasi dal contesto storico in cui vennero pronunciate, nonché interpretarle in modo sbagliato, è stata una delle caratteristiche di una parte politica che ha saltuariamente, e invano, cercato di arruolarlo fra i maestri dell'estrema destra. Lo storico E. Hobsbawm nella sua opera, ormai classica, "Il Secolo Breve", non lo cita come sostenitore di Hitler e Mussolini, ma come intellettuale che guarda al modello politico inglese. E lo stesso Pessoa si definirà "un conservatore di stile inglese, cioè con la libertà nel conservatorismo e assolutamente antireazionario". Il sociologo José Barreto, esperto del pensiero politico del '900, senza esitazione affermerà: "Non ha mai scritto una parola di elogio contro il fascismo nei confronti del quale è stato molto critico, sdegnoso e persino sarcastico". E come dimenticare lo scrittore Tabucchi che tanto ha fatto per farlo conoscere da noi? E, ancora, il fascino che suoi versi hanno sempre avuto nella canzone d'autore italiana da Vecchioni ai Nomadi e ai Bluevertigo. Un mondo culturale distante anni luce dalla cultura di Destra. Quando egli parla, nel 1926, di V Impero portoghese, si riferisce ad un primato culturale e non militare e politico. Pessoa vagheggiava una rinascita del Portogallo - povero e scosso dalla precisazione alla I guerra mondiale - che riprendesse il meglio degli imperi classici del passato. Nasceva invece un regime che progressivamente diveniva fascista. Ma quanti se ne accorsero? Molto pochi. In ogni caso Pessoa si tiene lontano da esso. Non andava giù a lui, laico di ferro, lo spazio enorme lasciato alla Chiesa cattolica. La sua passione per l'esoterismo e gli oroscopi non era gradita. Peggio ancora quando pubblicamente, nel 1935, sfida Salazar difendendo la Massoneria. E, ancora, come poteva un uomo come lui - schiavo di quell'alcol che lo porterà alla morte - rappresentare, anche solo lontaneamente, un modello per l' Estado Novo" portoghese? Anche io sono fra i delusi del Sindaco di Chivasso Ciuffreda, ma accusare la giunta comunale e la Assessore alla Cultura Mazzoli di imprudenza storica è semplicemente sbagliato. Lo stesso non si può accusare l'Anpi di complicità. Diverso è il discorso sui costi. Sicuramente si poteva e si doveva spendere meno, ma se si decide per una delegazione straniera, non si può nemmeno pensare di farla venire col sacco a pelo e alloggiare in una roulotte. Buona cosa è stata, quindi, l'intitolazione del giardino a Pessoa che conferma - mi sia concesso un pizzico di sana retorica - la vocazione europea di Chivasso. Pochi, come lui, sono stati capaci di esprimere sentimenti così profondi,con parole altrettanto semplici, affrontando il tema dell'amore:" Le lettere d'amore,
se c'è l'amore,
devono essere ridicole.
Ma dopotutto, solo coloro
che non hanno mai scritto lettere d'amore, sono ridicoli"
P.s.: Poesia allo stato puro, semplicemente da brivido.
* Tullio Rapone
Caro Rapone, a mio modesto avviso per giudicare uno scrittore contano prima di tutto le sue parole. Ciò che ha scritto. Conta il “testo”. Il “contesto” che lei richiama può aiutare a comprendere meglio il testo, ma non sostituirlo né venire usato per assolvere l’autore. E i testi di Pessoa, che ho citato nel mio articolo, sono chiarissimi. Dimostrano che il letterato portoghese era contrario alla democrazia, al liberalismo, al costituzionalismo, alla pace e al pacifismo. Per questo l’ho definito un reazionario: non un “fascista”, parola che non trova nell’articolo. Quindi ribadisco: il Comune di Chivasso ha intitolato un giardino pubblico a un reazionario, sostenitore dei dittatori portoghesi presalazaristi. L’ANPI non ha protestato. Tutto qui. Niente di più niente di meno. Per chi non avesse letto l’articolo ripubblico alcuni suoi passi: La “democrazia è un’orgia di traditori”. Il liberalismo si diffonde “tra quegli infelici mentali, la cui ignoranza sociologica e non conoscenza della storia li portano ad avere idee socialiste o simili, demenza senile del liberalismo”. L’”intossicazione costituzionale” va eliminata dal Portogallo con l’intervento dei militari: “la Forza Armata…deve pretendere per sé soltanto tutto il Potere”. La guerra è feconda: “E’ dall’odio tra uomo e uomo che la civiltà nasce…è dal conflitto tra nazione e nazione che l’umanità riceve impulso”. Al contrario della pace: “Solo la pace è infeconda, solo la concordia è improficua”. Hobsbawn menziona il poeta Pessoa, con Borges e Kavafis, in una noticina di poche righe senza approfondirne il pensiero politico. Tabucchi, Barreto, Vecchioni, i Nomadi e i Bluevertigo possono aver scritto, cantato e suonato tutto quello che vogliono. Tutto ciò non cambia una sola delle parole reazionarie che Pessoa ha scritto. Parole chiarissime. E in claris non fit interpretatio.Piero Meaglia
* TULLIO RAPONE è stato insegnante di Storia e Filosofia nel Liceo Scientifico "Galileo Ferraris" di Torino e ha svolto spesso lezioni su argomenti di Storia Contemporanea nel chivassese. In questo articolo propone un'immagine del poeta portoghese diversa da quella presentata dal nostro collaboratore Piero Meaglia sullo scorso numero della Voce. Inoltre esprime una valutazione, altrettanto diversa, sulla decisione della giunta Ciuffreda di i titolare un giardino pubblico a Fernando Pessoa.Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.