In queste settimane, più o meno ci sono passati tutti. Dall’ufficio di via Corti, presidenti delle associazioni del capoluogo e delle frazioni, commercianti, artigiani. Dall’apertura e fino alla chiusura è un lento via vai fuori dalla sede chivassese della Siae. Non bastavano le tasse, le imposte comunali, le spese spicce di tutti i giorni a rendere impossibile la vita di chi ha un’attività e fatica ad arrivare a fine mese o di chi, rimboccandosi le maniche e facendosi “un mazzo così”, tenta di tenere vive tradizioni, usi e culture della nostra città. No, nell’anno 2015, l’ultima mazzata calata tra capo e collo dei cittadini è quella della Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori che controlla il rispetto dei diritti d’autore. Non importa che sia un complesso a suonare “live” o che tu, semplicemente, tenga in negozio un pc acceso con un po’ di musica in sottofondo: la tassa s’ha da pagà. Senza entrare nel merito dell’attualità o meno di un’imposta che internet, youtube, spotify, socialnetwork ecc... ecc... hanno completamente stravolto negli anni, ci chiediamo: ma che bisogno c’era di un giro di vite così stringente nei confronti dei cittadini? Non bastano forse tutte le difficoltà del momento nel tenere in vita un’attività o un’associazione che sia? Ci volevano proprio gli ispettori della tassa sul diritto d’autore a rendere ancor più dura la realtà dei chivassesi? Siamo andati a chiederlo direttamente a chi tutti i giorni apre e chiude lo sportello Siae di via Corti. Il perché dell’improvvisa impennata dei controlli ce lo spiega Marco Rondano, l’agente mandatario Siae che da qualche mese si occupa della sede decentrata di Chivasso. “Sono stato chiamato da Torino perché ci siamo accorti che i controlli ai commercianti ed alle associazioni da diversi anni a questa parte non venivano più eseguiti in modo adeguato - inforca il responsabile -. È vero che il lavoro è aumentato negli ultimi tempi ma questo è successo perché abbiamo da smaltire l’arretrato e da mettere a posto un po’ di situazioni...”. L’aumento dei controlli, quindi, altro non sarebbe se non il tentativo di regolarizzare le posizioni degli utenti. “In realtà non stiamo facendo nulla di più di quello che si doveva già fare”. Già. E quindi? E quindi c’è che nella nostra città sarebbe mancata una cultura della “legalità”, a proposito della tassa sul diritto d’autore... “Lavorando qui mi sono accorto che molti non hanno pagato i diritti d’autore o sottoscritto un abbonamento perché non sapevano di doverlo fare - prosegue -. Noi facciamo il nostro lavoro e cerchiamo di fare rispettare la legge al meglio, ma chi dovrebbe informare i cittadini sui controlli e su quello che c’è da fare non siamo noi...”. Chi, quindi? “Il Comune...”, conclude il responsabile. Che proprio l’altro giorno ha incontrato il vice sindaco Massimo Corcione. Anche a Palazzo Santa Chiara sono giunte nelle orecchie degli amministratori le proteste di commercianti, artigiani e semplici cittadini presidenti delle varie associazioni locali. Pare che l’amministrazione abbia voluto “vederci chiaro”. Su cosa? Boh! Visto che ormai le ispezioni sono state fatte e chi avrebbe dovuto informare i cittadini sulla necessità di regolarizzare per tempo le posizioni ha dormito. Ma, d’altronde, da una Giunta che si “dimentica” un milione e settecento mila euro di soldi dei chivassesi finiti nell’avanzo di amministrazione su qualche conto corrente di Palazzo Santa Chiara, senza più la possibilità investirli, ci si poteva aspettare altro?
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