Cerca

CERESOLE REALE. Scatta foto ma viene inseguito su per la montagna. A processo impresario edile

CERESOLE REALE. Scatta foto ma viene inseguito su per la montagna. A processo impresario edile

Ceresole

 

Beccato a curiosare dove non avrebbe dovuto ficcare naso. Roberto Rolando Coello, colto sul fatto, era scappato a gambe levate su per la montagna, rincorso da Rosario Le Rose, proprietario di una baita a Ceresole Reale. "Ti squarcio la gola, bastardo" avrebbe sbraitato quest'ultimo. Almeno stando alla denuncia sporta dal Rolando pochi giorni dopo.

L'altro venerdì è così cominciato, di fronte al giudice Claudia Colangelo, il processo a carico di Le Rose (difeso dall'avvocato Anna Ronchetto), imputato con l'accusa di minacce. I fatti risalgono al 10 settembre 2012. "Mi sono recato in borgata Chiappini Inferiore – ha raccontato Roberto Coello, che si è costituito parte civile con l'avvocato Comotto -, sono arrivato allo skilift, poi alla borgata successiva". Ma che ci faceva con una macchina fotografica appesa al collo? "La porto sempre con me, perché faccio foto per passione" ha risposto la persona offesa, incalzata dai pressanti quesiti dell'avvocato Ronchetto. In particolare, in udienza, Rolando Coello ha detto che voleva "fotografare una vasca dell'acquedotto" ma, nel verbale firmato tre anni fa, aveva riferito che s'era recato in quel luogo per "liberarmi da preoccupazioni che mi affliggevano".

"Fatto sta che sono andato a farmi due passi, come faccio sempre – ha ribattuto secco il "fotografo" – in una zona in cui si era verificata la valanga". E là s'era imbattuto nella famiglia Le Rose. Non si capisce se avesse iniziato o meno a scattare foto verso la sua abitazione. La moglie dell'imputato, Mihaela, sostiene di sì. "Abbiamo una casa in borgata Parure – ha testimoniato la donna -. Ero fuori in giardino col bambino quando Rolando ha parcheggiato. L'ho visto far foto verso di me, faceva dei gesti strani...". Che tipo di gesti? Come a mimare che il marito sarebbe finito in carcere e che le avrebbe "fatto un culo così". "A quel punto ho chiamato mio marito – ha proseguito il racconto la donna -. Lui è arrivato ma gli ha solo detto: come ti permetti, dammi la macchina". Tra gli altri testimoni, il nipote dell'imputato, Pasqualino Le Rose, ha aggiunto che "Rolando correva su per la montagna, ma istigando nel frattempo".

"Le Rose urlava con tutto il fiato che aveva in corpo – ha invece raccontato Roberto Rolando Coello -. Sono scappato e ho chiamato il Maresciallo Bonatto (avevo il suo numero perché aveva iniziato le indagini legate all'operazione Minotauro a Ceresole). Mi ha detto che avrebbe fatto arrivare i Carabinieri di Locana. Non vedendoli ho atteso. Ho chiamato mia moglie per dire che non sarei rientrato a casa, poi mi sono recato al rifugio Mila, dove sono rimasto ad aspettare con il proprietario". Pochi giorni dopo Rolando Coello avrebbe incrociato il Le Rose per strada. "Mi ha detto che se quel giorno mi avesse preso la macchina fotografica, me l'avrebbe fatta mangiare". Conversazione per altro registrata visto che aveva un registrato a bordo del suo furgoncino.

"Aveva del risentimento?" ha domandato l'avvocato Ronchetto. "Il Comune mi ha citato per 100mila euro. Ero stato estromesso dai lavori che venivano affidati a Le Rose e ad altre due ditte con appalto diretto. Beh, un po' direi di sì!" la risposta della persona offesa.

Il processo è stato rinviato ad ottobre per sentire il Maresciallo Bonatto. Inoltre entrambe le parti si sono riservate di produrre le planimetrie e la documentazione fotografica del luogo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori