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CAVAGNOLO. Eternit: rabbia figli vittima, Schmidheiny muoia come papà

CAVAGNOLO. Eternit: rabbia figli vittima, Schmidheiny muoia come papà

La fiaccolata per le vittime dell'eternit di qualche anno fa

"Vorremmo vedere Schmidheiny in un letto, con l'ossigeno alla bocca, proprio come nostro padre". Questo lo sfogo, a margine del processo Eternit bis ripreso questa mattina a Torino, dei cinque figli di Giulio Testore, ex operaio di Cavagnolo morto per mesotelioma pleurico nel 2008.  Quello di Testore è uno dei due casi di morte per cui il magnate svizzero viene processato a Torino. "Ha lavorato nello stabilimento per 27 anni. Poi, nell'82, la fabbrica ha chiuso i battenti e lui è andato in prepensionamento - raccontano al termine dell'udienza -. Faceva fatica a respirare, vomitava sangue, di notte si svegliava di soprassalto e correva sul balcone a prendere aria. E' stato fortunato ad arrivare a 82 anni, dall'autopsia è emerso che i suoi polmoni e la pleura erano pieni di fibre di amianto". "Papà lavorava nel reparto dove si mescolava l'amianto con il cemento - aggiungono -. Senza guanti, senza mascherina. La sua giacca era sempre piena di polvere, con un odore di olio e cemento che non possiamo dimenticare. Anche noi abbiamo respirato amianto per anni - concludono -. E abbiamo paura di ammalarci".
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