Finito alla sbarra per un infortunio di lavoro risalente al novembre del 2012. Sono finiti l'altra settimana i guai per Gianni Tarello, classe 1966, Presidente pro tempore della cooperativa Valli Unite del Canavese con sede a Castelnuovo Nigra. Una carica che in realtà ricopre da 18 anni perché, come ha spiegato lui stesso al giudice Elena Stoppini del Tribunale di Ivrea, "nessuno vuol prendersi il rischio, come questo, di trovarsi in aula di giustizia". Tarello era stato rinviato a giudizio per un incidente che aveva visto coinvolto un operaio di origine rumena: aveva perso due dite, tranciate dalla lama di una macchina spaccalegna. Ma, in aula, la difesa, affidata al brillante avvocato Alberto Bazzani, è riuscita a dimostrare che la causa non fu un'omissione nella manutenzione o nella formazione ma "difetti di fabbrica", dovuti al malfunzionamento di quattro viti interne, in stato di usura, non segnalate nel libretto di istruzioni. Il giudice ha accolto la tesi pronunciando una sentenza di assoluzione, a dispetto della richiesta di condanna formulata dal Pubblico Ministero Michela Begognè, secondo cui "dal registro emerge che veniva svolto un solo cambio olio all'anno, le due viti esterne non venivano strette con la periodicità richiesta, e la manutenzione straordinaria era affiata ad una ditta esterna". Tarello, sottoponendosi all'esame, prima della discussione, ha spiegato più esattamente che "seguivamo le indicazioni del libretto della casa produttrice, le viti andavano avvitate ogni cento ore, non avevamo un contaore ma era il dipendente a segnalarci quando occorresse intervenire. E noi intervenivamo. Non si è mai dimenticato. Potevamo occuparci della manutenzione ordinaria, del rabbocco delle parti idrauliche oppure, per problemi più complessi, ci rivolgevamo al nostro meccanico di fiducia". L'operaio era addetto al taglialegna perché in passato, così ha spiegato Tarello, si era rotto una caviglia, scivolando in un rio, e quindi doveva svolgere mansioni in piano. Era stato adeguatamente formato. "Ho seguito – ha aggiunto Tarello – le fasi con lo Spresal per l'esame delle cause. Subito si pensava ad un problema di carattere idraulico, ad una insufficiente pressione di olio, alla fine è emerso che la colpa era delle viti interne.L'avvocato Bazzani ha rincarato: "questa macchina, e non per colpa nostra, non era sicura e i due consulenti hanno entrambi confermato la grave pecca".
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