Cerca

CASTELLAMONTE. Per la Cassazione su Caterina Abbatista gravi indizi di colpevolezza nel caso Rosboch

Aveva fatto bene il tribunale del riesame di Torino a confermare il carcere per Caterina Abbatista, indagata per l'omicidio dell'insegnante Gloria Rosboch, perché a suo carico c'erano "gravi indizi di colpevolezza". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, depositate alcuni giorni fa, con cui la Cassazione ha avallato la decisione - presa lo scorso 4 luglio - dei giudici subalpini. Abbatista condivide l'accusa con il figlio Gabriele Defilippi e un amico del giovane, Roberto Obert. Il 12 dicembre è stata messa agli arresti domiciliari e ieri, in vista della decorrenza dei termini, è tornata in libertà con l'obbligo di dimora a Gassino Torinese. Gloria Rosboch venne uccisa il 13 gennaio 2016. Il corpo fu ritrovato nella cisterna di una discarica nei dintorni di Rivara qualche giorno dopo. La Cassazione ha fatto presente che, secondo il tribunale del riesame, Abbattista ha partecipato "alle fasi preparatorie" del delitto. La tesi dei giudici torinesi è che fosse "consapevole se non partecipe della truffa da 187 mila euro che Defilippi aveva compiuto nei confronti della Rosboch". "Aveva coperto il figlio - si legge - di fronte alle rimostranze della vittima, aveva cercato di bloccare la Rosboch dopo che ella aveva presentato querela, aveva espressamente ipotizzato l'omicidio e, nei giorni precedenti il delitto e il giorno stesso, aveva predisposto le circostanze necessarie per dare un alibi al figlio (in particolare, un falso incidente con la sua autovettura), aveva accompagnato il figlio all'incontro con Obert". "Il fatto che Defilippi e Obert non accusassero la Abbattista - continua la sentenza citando il riesame - era funzionale alla rappresentazione dell'omicidio come non premeditato" e, inoltre, "la linea difensiva di Defilippi è evidente: accollare tutta la responsabilità a Obert, risultato per il raggiungimento del quale è funzionale scagionare la madre". Il ricorso della difesa era imperniato su alcuni punti che non sono stati recepiti dagli ermellini. La testimonianza del figlio tredicenne della Abbattista, che sono a favore della donna, sono state correttamente "cancellate dal quadro probatorio" perché considerate "integralmente inattendibili". Ci sono poi le analisi dei carabinieri del Ris sul telefonino della Abbattista, che alle 19.19 del 13 gennaio agganciò la cella di Montalenghe (20 chilometri da Ivrea): segno che si allontanò dall'ospedale dove lavorava per offrire un aiuto logistico al figlio. La ricostruzione appariva "più attendibile" rispetto a quella operata dal consulente della difesa. "E' ignoto - scrive ancora la Cassazione - il motivo per il quale Abbattista si allontanò dal luogo di lavoro per giungere nella zona in cui si trovavano Obert e Defilippi dopo la consumazione del delitto, così come non è noto cosa fece concretamente in quel frangente. Ma il tribunale non ipotizza alcunché se non che si trattava di un incontro preventivamente concordato. Con conseguente incidenza causale sulla realizzazione del delitto".
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori