Anche la staffetta partigiana Luigina Trione “Gina”, 88 anni, se n'è andata. Era nipote di Spartaco II, comandante della 49esima brigata Garibaldi, di cui era diventata staffetta sin dal 1943. Ha pagato, con il prezzo più alto che una donna possa pagare, la sua fedeltà ai valori dell'antifascismo e la sua lealtà nei confronti dei compagni partigiani, che nonostante le terribili sevizie subite dai fascisti non volle tradire. Luigina venne infatti arrestata il 10 agosto ‘44 e rinchiusa nella caserma Pinelli di Cuorgnè, dove venne violentata da diversi ufficiali fascisti e sottoposta per oltre un mese a innominabili sevizie. Trasferita successivamente a Torino subì altre torture nella caserma di via Asti, riportandone un grave trauma psichico. "Mi hanno fatto un sacco di interrogatori, perché volevano sapere dov’erano i partigiani. Ma io non ho mai parlato, dalla mia bocca non è mai uscito niente, anche se mi picchiavano con il frustino… Non so come abbia fatto a resistere. Il signore mi ha aiutata".Condannata a otto anni di detenzione per appartenenza a bande armate, uscì di prigione nei giorni dell’insurrezione di Torino. Riconosciuta Partigiana combattente, Croce al Merito di Guerra, riceve nel 1968 la Medaglia di Benemerenza di Volontaria della Seconda Guerra mondiale dal Ministro della Difesa e il Distintivo Onorifico di Volontaria della Libertà.Nel 1984 Luigina ebbe il Diploma d’Onore al Combattente per la Libertà d’Italia 1943-1945 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Tuttavia non ricevette mai, per motivi burocratici, la pensione di invalidità di guerra… I funerali saranno celebrati giovedì pomeriggio a Castellamonte. Tutta l’Anpi di Ivrea e Basso Canavese si stringe ai famigliari di Luigina Trione ed ai compagni della Sezione di Cuorgnè. Le notizie biografiche su Luigina sono tratte da “Donne e Resistenza in Canavese” di Maria Paola Capra, cui dobbiamo l’intervista a Luigina, raccolta nel suddetto volume, e la preziosa opera di raccolta antologica sulle Donne Partigiane in Canavese. Un’altra Partigiana della sua terra, Tullia De Mayo, scrisse una poesia, molto probabilmente dopo aver raccolto la prima dolorosa testimonianza di Luigina sulle violenze subite. Staffetta partigianaLidia non pianse,oppose il suo silenziocome sfida all'oltraggio,mentre corpo e menteerano tutto un gridoe il cuore invocavacon ansia la morte.
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