Cerca

CASTELLAMONTE. Maltrattava la compagna ma li chiamava "metodi educativi"

CASTELLAMONTE. Maltrattava la compagna ma li chiamava "metodi educativi"

Li chiamava "metodi educativi". In realtà erano soltanto aggressioni e prevaricarizioni, protratte per quattro anni tra le pareti domestiche. Sergio V. (difeso dall'avvocato Costanza Casali) si trova imputato, presso il tribunale di Ivrea, con l'accusa di maltrattamenti in famiglia, nei confronti della ex convivente. La donna, l'altra settimana, ha raccontato, in aula, di fronte al giudice Marianna Tiseo, l'involuzione di quella storia d'amore, cominciata nel 2007. Lei, mamma di due ragazzi, si era separata da poco. "All'inizio – ha ricordato la donna, C. M., assistita dall'avvocato Alberto Bazzani, ma senza essersi costituita parte civile - sembrava una persona gentile, a modo, tranquilla. Lui abitava a Monza, poi si è trasferito da noi. Non potevamo più far nulla. Anche soltanto per prendere un bicchiere d'acqua dovevavmo chiedergli il permesso. Proibiva qualsiasi cosa".

Molti gli espisodi descritti. "A cena, se il piccolo, che allora aveva 10 anni, metteva i gomiti sulla tavola, se mangiava il pollo con le mani, oppure se voleva alzarsi per prendere un bicchiere, allora volavano piatti. Sergio si infuriava, tirava la tovaglia. In casa non si poteva aprir bocca. Io prendevo le difese del bambino, arrivano così a me schiaffi e pugni. Quando andavamo a far spesa non potevo prendere quello che volevo. Diceva che ci avrebbe pensato lui, che io non capivo niente. Più volte mi ha chiuso in una stanza, per un giorno intero, senza permettere a nessuno di portarmi nemmeno un po' d'acqua. Al mare per il volume alto della tv mi ha tirato un pugno. Una volta mi ha preso di peso e mi ha sbattuto contro la porta finestra, ho dovuto recarmi al Pronto Soccorso Era molto autoritario, in privato e in pubblico. Lui la definiva una forma educativa, ma era solo una giustificazione".

C'è una frase che Sergio V. pronunciava quotidianamente: "riesco ad uccidere in cinque modi diversi usando solo due dita". La donna ed i ragazzi erano talmente terrorizzati che, ad un certo punto, hanno preso l'abitudine di cenare prima che lui tornasse a casa, chiudendosi subito dopo in camera per restarci fino al mattino. "Ho cercato di interrompere la convivenza – ha raccontato ancora C.M. -. Ma lui non ne voleva sapere. Ho sempre evitato la denuncia, volevo che le strade si dividessero in maniera consensuale, ma non c'è stato verso. Alla fine mi sono recata dai Carabinieri".

L'angoscia di quel periodo è stata confermata dalla figlia, che oggi ha 27 anni. "Me ne sono andata di casa proprio a causa del signor Sergio – ha raccontato la ragazza -. Addirittura a Capodanno 2011 aveva tentato di soffocare mia madre per una discussione sul canale da mettere in tv. Non ero a casa, ma ho seguito tutto al telefono, con mio fratello. Una sera che mi sono recata a casa per preparare cena, per il compleanno di mia madre, mi ha sbattuto fuori. Veniva nel mio negozio e urlava. Un uomo che non è degno di essere chiamato uomo".

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori