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MAPPANO. Cerimonia funebre al tempio crematorio per Silvia Pavia

MAPPANO. Cerimonia funebre al tempio crematorio per Silvia Pavia

“E così te ne sei andata via all’improvviso, senza dirci nulla, senza farti aiutare. Vittima di quella malattia silenziosa che ci ha privato per sempre di te”. Sono le prime parole della straziante lettera che i familiari di Silvia Pavia hanno letto durante la breve quanto toccante cerimonia funebre al tempio crematorio di Mappano nel pomeriggio di ieri.

Tanti gli amici che hanno deciso di stringersi attorno al dolore del marito Giampiero Lajolo, dei figli e del fratello Carlo e di tutti gli altri famigliari. 

Quegli stessi amici che, a distanza di giorni, non riescono a darsi pace per questa fine, per la decisione che la 52enne aveva preso a fine aprile, di abbandonare i suoi affetti, di salutare un’ultima volta il suo amato cavallo Amilcare nella tenuta “La Fiorita” di San Maurizio e scappare via con la sua Fiat 500 grigia, arrivando poi a Beaulard, dove si è tolta la vita presumibilmente con un cocktail di farmaci, sulla strada che porta alla Madonna del Cotolivier.

In attesa dell’esito dell’esame tossicologico, che sarà reso noto solo fra qualche settimana, ieri pomeriggio nessuno è riuscito a trattenere le lacrime durante la cerimonia.

“Non possiamo essere rancorosi con te, cara e dolce Silvietta - continua la lettera - perché sei stata una donna meravigliosa e unica. Ora sei finalmente in pace con te stessa, e potrai correre in mezzo alla natura, alla tua amata natura. E cavalcare qualsiasi cavallo, e potrai essere scaldata dai raggi del sole”. 

E prima che il feretro di legno chiaro, venisse accompagnato nell’ultimo passo terreno, un’amica ha letto una poesia molto cara alla 52enne, ovvero la nota “A Silvia” di Giacomo Leopardi. Poi il completamento del rito funebre, con le cenere che, in un secondo momento e in forma strettamente privata, verranno poi disperse in Alta Val di Susa. Quella stessa valle a lei molto cara, nonostante per la maggior parte del tempo vivesse con il marito a Montecarlo, ma dove si rifugiava quando voleva stare da sola, a meditare e a ritrovare la pace con sé stessa. Quella stessa vallata che, d’ora in poi, “dovrà prendersi cura di Silvia - come recita un altro passaggio della lettera dei familiari - e noi continueremo a portarti nel nostro cuore, non dimenticandoti mai”.  

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