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26 Ottobre 2017 - 11:16
Che stanno combinando in capoluogo? In attesa di saperne di più, mettiamo in fila qualche dato di fatto.
Come ci spiegano i tecnici del Comune, è in corso la costruzione di una strada di cantiere nel “bosco della Torricella”, lungo il lato Est del Leu. E’ il pendio più ripido della collina sormontata dal Castello. La strada servirà alla ristrutturazione del Castello medesimo. Porterà quindi gli automezzi dal basso fino al capoluogo.
Il fatto è che per costruire quella strada di cantiere bisogna segare alberi, scavare, farvi arrampicare le ruspe, movimentare terra, modificare un pendio che le carte ufficiali considerano fragile e che forse sarebbe meglio non toccare.
Per il Geoportale della Regione quel pendio è un terreno di “classe IIIa”, che vuol dire: “Porzioni di territorio inedificate che presentano caratteri geomorfologici o idrogeologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti (aree dissestate, in frana, potenzialmente dissestabili o soggette a pericolo di valanghe… ” (Nota esplicativa alla Circolare 7/LAP).
Lo stesso Piano Regolatore del Comune colloca l’area nella “classe IIIa2”, cioè nelle “Aree collinari dissestate interessate da fenomeni franosi o potenzialmente soggette a dissesto, aree soggette a forti erosioni concentrate, settori di versante caratterizzati da elevata acclività, aree immediatamente limitrofe a orli e scarpate fluviali”.
E non basta: il Geoportale della Regione indica che proprio nei luoghi dove si sta lavorando alla costruzione della strada ci sono due “dissesti areali”, ovvero frane attive. Inoltre, la strada viene scavata nel declivio sottostante la vasca dell’acquedotto di via Broglia. Un fatto che dovrebbe interessare SMAT. Anche perché in quella parte di collina si sono già verificati scivolamenti del terreno, dei quali sono ancora visibili le tracce. E al fondo della discesa di fronte alla vasca ci sono delle case.
Tutti sanno che le colline di questi paesi sono fragili e soggette a franare. Tutti lo sanno e tanti documenti della Regione e della Città Metropolitana lo scrivono. Sono soggette a “erosione” e basta una forte pioggia per provocare smottamenti o peggio. Citiamo ad esempio dal Piano Paesaggistico Regionale: “La perdita di suolo a causa dei fenomeni erosivi superficiali, innescati dalle precipitazioni piovose, è una realtà di tutto il sistema collinare piemontese: Collina di Torino, Langhe, Monferrato, Colline Tortonesi”.
Lo sanno tutti e non c’è bisogno di andare molto lontano per averne la prova. Basta spostarsi dall’altra parte del Leu, lungo il viale alberato, in via Carlo Alberto: qualche anno fa il pendio che scende verso corso Beltramo è franato e la riparazione è costata un bel po’ alle tasche dei contribuenti.
Basta andare a San Sebastiano, dove le strade che collegano le tante frazioni sono state massacrate dalle frane. Per ripararle sono state spese centinaia di migliaia di euro. Un esempio significativo è il grande impianto di fotovoltaico nella valletta di via Nobiei. E’ stato costruito su un terreno simile a quello del bosco della Torricella. Un terreno di “classe IIIa3”: “…aree di territorio collinare dissestate, in frana, o potenzialmente instabili”. Sciaguratamente il Comune ha autorizzato l’intervento e sappiamo com’è finita: la collina è veramente franata e la proprietà ha dovuto eseguire opere di riparazione. Ma lì, sotto la frana, almeno non c’era altro che boscaglia. Mentre sotto il bosco della Torricella ci sono delle case. E ce ne sono anche sopra, in capoluogo…
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