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14 Giugno 2016 - 10:40
Le sconfitte aiutano a crescere. Nello sport come nella vita. Perdere fa sempre male, ma farlo in un palcoscenico nazionale dove in ballo c’era uno Scudetto di categoria, dopo aver dato come sempre il massimo, non può che riempire d’orgoglio chi è stato protagonista di un sogno sfumato proprio sul più bello, ma che da questa esperienza non può che uscirne ancora più forte, ricco e maturo.
La Juniores del Settimo non riesce nell’impresa di scucire il tricolore sul petto dei campioni in carica della Vigor Perconti e nella finale di Firenze, disputata sabato 11 giugno allo stadio “Gino Bozzi”, sede del Centro di formazione federale LND, si arrende di misura alla compagine romana, più avvezza a disputare gare di tale calibro. Non poteva esservi epilogo più amaro per i ragazzi di Stefano Ambrosini, protagonisti di una stagione a dir poco straordinaria che li ha portati a conquistare comunque il titolo di vice campioni d’Italia. Un orgoglio immenso per una società gloriosa come il Settimo, che mai prima d’ora si era spinta tanto in alto, e più in generale per una regione intera che ha seguito con il fiato sospeso l’atto conclusivo, tifando unita per le violette. Perché questi ragazzi hanno saputo raggiungere un traguardo unico e irripetibile al culmine di un percorso cominciato tre anni fa con il ritorno in società di Ambrosini. È lui il vero artefice di un capolavoro a cui è mancato solo l’acuto finale. Lui che ha saputo far crescere un gruppo, quello dei ‘98, che arrivava dai campionati provinciali e che nel giro di tre stagioni si è ritrovato sul tetto del Piemonte e poi sul podio a livello nazionale. Una crescita incredibile, evidenziata dai numeri che non mentono mai e certificano lo splendido lavoro del mister e della società, che ha sempre puntato su questi ragazzi permettendogli di esprimersi ai massimi livelli. Dopo aver perso una finale regionale lo scorso anno ai tempi supplementari, questa è stata la stagione della definitiva consacrazione dei ‘98 del Settimo, che hanno stupito ancora una volta tutti prendendosi prima la vittoria del campionato (contro il ben più accreditato Volpiano) e poi il titolo regionale ai danni del Borgaro. Da lì la convinzione di potersela giocare contro chiunque. E così è stato, perché nella fase nazionale le violette hanno dapprima regolato il Genova Calcio, poi i lombardi del Villongo Sarnico, a seguire il Trieste e, nella doppia semifinale, gli umbri del Castel del Piano. Un cammino costellato di sofferenze e gioie, sfoderando su ogni campo carattere e qualità fuori dal comune, oltre ad uno spirito di appartenenza senza eguali.
Al di là dell’epilogo finale il Settimo ha scritto la storia e le gesta di questo gruppo rimarranno impresse negli anni a venire. E poco importa se lo Scudetto ha preso ancora un volta la via di Roma. Davide questa volta non ha battuto Golia, ma ha dimostrato - se ancora ce ne fosse bisogno - che il calcio è capace di regalare emozioni uniche dentro e fuori dal rettangolo verde. Il Settimo ha perso la partita più importante della stagione, ma nonostante la sconfitta l’orgoglio è enorme per questi ragazzi, che possono dire a gran voce di esserci stati e di aver fatto parte di un gruppo fantastico.
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