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20 Aprile 2016 - 10:09
La notizia della possibile fusione tra Settimo e Pro Settimo & Eureka ha avuto una vasta eco e non smette di alimentare dubbi e polemiche (poche, a dire il vero) in città. Interpellato una settimana fa sulle colonne di questo giornale, il Responsabile del Settore giovanile della Pro, Carlo Ingegneri, aveva già espresso la propria opinione in merito e ora approfondisce le problematiche “tecniche” che comporterebbe un’unione tra le due realtà. “Con il bacino di utenza giovanile che abbiamo a Settimo, il rischio che con una fusione delle due società più importanti si riducano per molti giovani le possibilità di fare calcio è reale - precisa subito Ingegneri -. Per esaudire la richiesta giovanile di fare calcio che registriamo nella nostra città ci vorrebbero addirittura tre società. L’ideale sarebbe avere una società con una Prima Squadra di alto livello e con un forte Settore giovanile competitivo a livello regionale e altre due società dedite solo al Settore giovanile”. L’Ingegneri cittadino lascia poi spazio al dirigente sportivo: “Non è vero che non vedo di buon occhio un’altra unione - puntualizza -. Sono invece favorevole se fatta bene, con programmi chiari e realizzabili, con ruoli definiti e senza sovrapposizioni. L’unione delle due società dovrebbe permettere di mantenere una Prima Squadra in una categoria di buon livello (Serie D o Eccellenza). Ciò è importante anche per i positivi riflessi che si hanno sul Settore giovanile, sull’organizzazione del quale è importante avere idee chiare. Ad esempio, per quanto riguarda il progettare il doppio delle squadre attuali con un’unica società, è un’idea impraticabile, a meno di porsi obiettivi diversi da quelli che attualmente perseguiamo. Per prima cosa la FIGC non organizza campionati Allievi e Allievi Fascia B per squadre riserve e quindi per le prime due annate del Settore giovanile non si possono fare seconde squadre. Nelle categorie agonistiche dove invece sono previsti dei campionati “riserve”, comunque questi campionati non fanno però classifica”. “Nelle 4 categorie dell’attività agonistica, 2 di Giovanissimi e 2 di Allievi - prosegue Ingegneri -, i ragazzi (ma anche gli allenatori) vogliono competere e avere obiettivi da raggiungere, anche perché nessuno accetta di giocare tanto per giocare. Per le annate dell’attività di base (Pulcini ed Esordienti) nella la mia attuale società abbiamo da 4 a 6 squadre per ogni annata (totale 19 squadre). Questo settore si organizza e si gestisce con obiettivi specifici, programmazioni puntuali e massima cura dei particolari. L’aumento del numero di queste squadre sarebbe impossibile da gestire bene (alla Pro Settimo & Eureka siamo già al limite), neanche aumentando il quadro dei dirigenti. Con 10 squadre per ogni annata, e quindi con quasi 40 squadre nel settore, si moltiplicherebbero le problematiche e diventerebbe impossibile garantire lo stesso trattamento di qualità per tutti e sarebbero irraggiungibili gli obiettivi che attualmente ci poniamo”. Il Responsabile del Settore giovanile blucerchiato non esclude che si possano “fare tante squadre, con altri fini e ingaggiando a pagamento tanti istruttori. Senza porsi particolari obiettivi tecnici, se non quello di far giocare tanti bambini per avere tante iscrizioni e aumentare gli incassi della società. A me questa prospettiva però non piace e quindi non mi interessa”. Così come non sembra int eressante l’idea paventata di portare avanti due Settori giovanili separati: “Secondo me non è praticabile. Un Settore giovanile sarebbe legato come tesseramento alla Prima Squadra e alla Juniores e godrebbe dei vantaggi di questa situazione. Per poter formare l’altro Settore giovanile dovrebbe invece nascere una nuova società con tutte le problematiche relative. Ci vuole un presidente che ne assuma le responsabilità. Inoltre durante la stagione sportiva non vi potrebbero essere scambi di giocatori/allenatori/dirigenti tra i due Settori giovanili. Senza dimenticare che il portare avanti sia il doppio delle squadre con un’unica società, sia un doppio Settore giovanile separato, riproporrebbe il problema della carenza degli impianti sportivi”. “Mi rendo conto che per i non addetti ai lavori queste disquisizioni possono sembrare tecnicismi di scarsa importanza, ma non è così - assicura Ingegneri -. Le mie esperienze, maturate in tanti anni di attività da allenatore e da dirigente, mi hanno permesso di conoscere a fondo questi temi che assicuro sono invece fondamentali e quindi imprescindibili. In conclusione sono favorevole ad una fusione fatta bene. Sono contrario, invece, ad una fusione fatta tanto per farla. Una fusione a tutti i costi non avrebbe un futuro felice”. Fare la fusione, insomma, non è una cosa da poco e chi fosse ancora convinto del contrario è il caso che si ricreda. Prima che sia troppo tardi.
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