Scoperchiato il vaso di Pandora del malaffare pallonaro legato alle scommesse, adesso "non si può prevedere dove si arriva". Parole, quelle del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, destinate presto a diventare realtà. L'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, infatti, ha imboccato una strada che lascia intravedere sviluppi anche a breve termine. Dopo avere cristallizzato con 50 fermi la situazione accertate fino a metà aprile, adesso gli investigatori della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti hanno focalizzato la loro attenzione su otto società non menzionate nel provvedimento di fermo del pm Elio Romano protagoniste di cinque partite giocate tra novembre e gennaio scorso su cui si sono addensati numerosi sospetti. Al centro delle indagini c'è adesso Salernitana-Messina del 21 dicembre scorso, finita 1-0, giunta la settimana successiva alla sconfitta dei campani a Barletta. Ma l'approfondimento investigativo riguarda anche altre sette società, oltre a quella di Lotito: Benevento, Ascoli, Reggina, Messina, Renate, Torres, Viterbese e Nuorese- queste ultime due di serie D - per le partite Salernitana-Messina, Ascoli-Santarcangelo, Reggina-Benevento, Renate-Torres e Viterbese-Nuorese. Il lavoro investigativo portato avanti dalla Mobile con lo Sco confluito nel provvedimento di fermo, infatti, si ferma alla metà di aprile quando, per scongiurare il rischio di fuga o di inquinamento delle prove da parte degli indagati, la Procura ha deciso di procedere con i fermi dopo avere ricevuto una corposa informativa firmata dallo stesso Ruperti. Quelle che però non si sono fermate sono state le intercettazioni, andate avanti, praticamente, fino a martedì scorso quando in tutta Italia è scattata l'operazione "Dirty soccer". E da aprile ad oggi, gli indagati hanno continuato a parlare, e tanto. Tutte conversazioni ormai impresse sui supporti magnetici, ma ancora non analizzate ed approfondite, dalle quali traspare come le cinque partite al centro del mirino fossero considerate aggiustate dai componenti delle due organizzazioni dedite al calcioscommesse. Adesso, quindi, si pone la necessità di riascoltare, trascrivere e verificare quei dialoghi per stabilire la veridicità di quanto captato ed eventuali responsabilità. Un contributo a questo lavoro potrebbe venire dagli stessi indagati, alcuni dei quali, come il dirigente tecnico del Brindisi Calcio Vito Morisco e l'ex presidente del Brindisi Calcio Antonio Flora, hanno già cominciato a fare le prime ammissioni. Atteggiamento che potrebbe far prefigurare una futura collaborazione con gli investigatori. Oltre a questo, c'è tutto il materiale sequestrato nelle perquisizioni fatte ai fermati e ad altri 27 indagati in stato di libertà: fogli, appunti, carte, ma, soprattutto, smartphone e tablet, che nelle loro memorie potrebbero celare spunti e conferme a quanto già delineato. E quello stesso materiale potrebbe fornire indicazioni utili anche su un'ulteriore decina di società, i cui nomi sono ancora rigorosamente riservati ma sulle quali hanno già puntato gli occhi gli investigatori. Lo scandalo, dunque, è destinato ad allargarsi. E lo stesso Roberti non ne fa mistero. "È un'indagine - ha detto - con prove solide che sicuramente avrà degli sviluppi perché i fatti accertati sono in qualche modo fondati".
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