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17 Ottobre 2017 - 09:33
Il museo mineralogico rivalutato grazie all’opera del Gruppo per la Ricerca Storica per le miniere di Brosso e ad una donazione di documenti e minerali da parte di una donna di origini inglesi residente a Ivrea. Attualmente il museo trova collocazione in una tipica casa canavesana denominata “Casa Martolo”.
A tracciare un bilancio è il presidente dell’associazione Bruno Pastore: “Grazie a notevoli sacrifici siamo riusciti a tenere aperto il museo ogni fine settimana, da luglio a settembre. In settimana, invece, era possibile visitare Casa Martolo solo su prenotazione. Un bilancio positivo e che ha visto oltre 300 visite passare da qui. Il picco massimo lo abbiamo toccato la prima domenica di agosto quando abbiamo organizato la Mostra di Minerali. Per il futuro, oltre a mantenere aperto il museo, l’idea è quella di riuscire a coinvolgere le scuole non solo della Valle, ma anche di tutto il Canavese”.
L’associazione presieduta da Bruno Pastore è composta anche da: Rinuccia Gaido, Diego Mattè Cassietto, Sergio Marten Canavesio, Domenico Gaido e Franco Iachi.
La storia del Museo
La chiusura delle miniere di Brosso avvenuta nel 1964 ha determinato la fine di un ciclo produttivo e socio-economico durato venti secoli. L’esigenza di trasmettere alle generazioni future questo enorme patrimonio culturale ha fatto sorgere l’idea di un museo. La donazione spontanea di documenti, fotografie, attrezzi e minerali ha indotto il comune di Brosso a reperire un sito idoneo alla loro collocazione espositiva permanente. Reperti particolarmente significativi sono: i registri paga di circa un secolo lavorativo, libretti di lavoro, libretti di appartenenza alla Società di Mutuo Soccorso e lo Statuto originale della medesima datato 1894; una raccolta di attrezzi per l’estrazione del minerale, quali lanterne, ferri mina, mazze e martelli, carrello per il trasporto del materiale; un vasto campionario di minerali; una ricca documentazione fotografica e una serie di planimetrie di piani di coltivazione della miniera. Tutti i reperti sono stati classificati e catalogati da volontari. Attualmente nel museo sono definiti cinque settori espositivi: il luogo (cartografia e fotografie); l’uomo (fotografie); - la storia (documenti); la materia (minerali); l’attrezzatura (arnesi da lavoro di varie epoche).
Di particolare interesse è la visita ai siti metallurgici localizzati lungo la sponda sinistra del torrente Assa: si possono osservare le testimonianze della tecnologia del basso fuoco, conosciuta con il termine “alla brossasca”.
Sono visibili numerose fornaci di arrostimento, laghi di lavatura, fucine e pestelli meccanici che permettevano di ottenere, con un particolare procedimento, ferro senza passare dalla fusione della ghisa. I visitatori seguono lo stesso tragitto compiuto, per secoli, dai locali minatori e mastri ferrai e si trovano calati in una realtà rimasta immutata nel tempo..
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