Fatta la domanda puntuale, come un cucù dall’orologio, è arrivata la risposta. Vittorio Castellani, in arte Chef Kumalè, blasonato “giornalista” culinario, costerà, alle piagnucolose casse comunali, la bellezza di 12 mila euro. Quanto? D-o-d-i-c-i-m-i-l-a euro? Proprio così! Ma non son sempre lì che si lamentano di non avere soldi? Ma non potevano darli alla Pro Loco? E per fare? Per organizzare un qualcosa (e ancora non si sa bene che cosa) in vista di Expo 2015 o una roba a scatola chiusa come il tonno ma dell’altro mondo che il mondo Kumalè che ha viaggiato per tutti e cinque i continenti lo conosce davvero tutto? E che cosa potrà mai inventarsi per far arrivare in città frotte di turisti dalla Cina, dall’Inghilterra, dagli Usa, dall’Australia e perchè no, anche da “purcares” e da “rundisun”? Il primo cittadino Libero Ciuffreda ci crede e ci ha messo la faccia. E’ sicuro che non la perderà. Ci ha messo la faccia e due settimane fa, con convinzione, si è speso per Kumalè con tutti i sindaci della collina e della pianura. Tutti invitati a cercare cose tipiche, tradizioni o ricette subliminali. E se si troverà qualcosa di furbo bene, sennò pancia a terra a lavorare sulle pannocchie che crescono tutt’intorno e contraddistinguono da decenni la nostra campagna. Si! Il granoturco sì che potrebbe davvero trasformarsi in una ricchezza alimentare. In vista della fiera internazionale del cibo denunceremo al mondo che qui da noi il granoturco anzichè trasformarlo in mangime o “past ‘d melia” lo stiamo vendendo alle centrali a biomasse del vercellese facendoci anche un bel po’ di quattrini con gli incentivi statatali. Se Ciuffreda non ha ancora pensato ad un motto glielo serviamo noi su un piatto d’argento “La grana con il grano....”. Eccezionale. Massì. Tanto a Ciuffreda che gliene importa se lo pigliamo un po’ in giro. Lui oggi, tranquillo come un divano, starà a Roma e i giornali locali non se li cagherà neanche di striscio. A Montecitorio per un confronto con il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini insieme ad altri 500 impegnatissimi sindaci come lui. Tornerà a casa e chissà, magari con un bel comunicato stampa, ci potrebbe anche raccontare che gliene ha cantate quattro concentrandosi sul patto di stabilità. Un bel pippozzo non richiesto e non smentibile.... Insomma, una figata inenarrabile. Un giorno. Solo un giorno. Martedì sarà di nuovo in mezzo a noi con la favola del tempo kairos e del tempo kronos. Perchè lui è stufo, stufo, stufo, di avere intorno tutta quella gente che va a fare la questua in orario di ricevimento davanti al suo ufficio al primo piano di Palazzo Santa Chiara. Avesse avuto più tempo a disposizione, ah se solo avesse avuto qualche ora in più in questi due anni dedicati al governo della città, certamente le avrebbe impiegate alla ricerca di informazioni precise e puntuali sull’ex convento ed ex albergo di via del Collegio. E’ evidente che lo ha capito anche lui d’aver fatto una figuraccia con La Voce, ma tant’è. Non tanto per la non risposta data in consiglio, piuttosto perchè adesso è chiaro a tutti che da quando governa non gli è neanche mai passato per la testa di chiedere e chiedersi a che punto era la pratica o che cosa ne sapessero gli uffici. C’è un’opera infinita nel bel mezzo del centro storico e lui niente. Neanche un dubbio. Ci sarà passato davanti mille volte e tutte le volte si è girato casualmente da un’altra parte. Toh, chissà... Pazienza. Adesso si informerà, studierà bene tutta la pratica. Cercherà di capire e al prossimo Consiglio comunale ci dirà esattamente quanti soldi il Comune deve riconoscere all’Immobiliare Sant’Andrea di Pierluigi Caramellino per gli oneri di urbanizzazioni pagati e non dovuti riguardanti un bel tot di metri cubi passati dal sottotetto agli scantinati. E mentre che c’è, potrebbe, quasi quasi, fare come si fa a Ivrea e a Settimo o a Ciriè e aggiornare i consiglieri comunali anche su un’altra pratica che ci pende sul groppone, quella del Palalancia. A novembre, ci dicono, potrebbe concludersi l’arbitrato che vede contrapposti il Comune da un parte e l’ex gestore Piero Gambarino dall’altra. In ballo ci sono circa un milione e 200 mila euro già messi in bilancio dalla passata amministrazione Matola per rientrare in possesso di un bene presso cui erano state eseguite una serie di opere, tra cui la piscina. Se c’è un arbitrato in corso vuol dire che il Comune, quel Comune che s’era imputato a cacciar via Gambarino in odore di presunta ‘ndrangheta, s’è già convinto che deve tirare fuori dei soldi ma non sa quanti. Ora. Mettiamo che il Comune debba scucire un milione e 200 mila euro a Gamberino e 450 mila euro a Caramellino, la domanda è: ce li ha? Con l’aria che tira era proprio il caso di spenderne 12 mila per Kumalè? Mah...!
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