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CHIVASSO. Capitale del granoturco

CHIVASSO. Capitale del granoturco

Expo 2015

Se ci si affida alla cronaca di queste ultime settimane, si scopre che anche il Comune di Chivasso, buono ultimo, si sta occupando di Expo 2015, con l’obbiettivo di attirare turisti, fare commercio, ridare slancio ad un’economia che più imbalsamata di così non se n’eran mai viste prima. A Torino è già stata messa in cantiere l’ostesione della Sindone, poi tante mostre alla Reggia, il centenario di Don Bosco, musiche e concerti. A Ivrea si stanno organizzando gli open doors, a Cuorgnè manifestazione storiche su Re Arduino e, in generale, in Canavese, castelli aperti da maggio a ottobre. E Chivasso? Davvero si è affidato al giornalista Vittorio Castellani, in arte Chef Kumalè, il compito di ricercare qualcosa che ci contraddistingua? Davvero il nostro sindaco sta pensando di puntare il tutto per tutto su quattro cartelli con su scritto “Chivasso città del granoturco”? Se non fosse che ormai siamo alle “comiche”, ci convinceremmo che ci stiamo sbagliando, che non può essere che a un sindaco della statura di Lino Ciuffreda, non sia venuto in mente nient’altro, oltre alle pannocchie. E in mente doveva venirgli non una cosa qualsiasi o una gran figata o una cosa tanto per fare, ma una cosa che potesse essere utile ai commercianti per far fare a loro qualche affare in più e magari anche aiutarli a pagare le tasse comunali che lui ha elevato al cubo. Qualcosa per portare in città qualche centinaio di turisti, tra i milioni che arriverano in Italia da maggio a ottobre, quindi convincerli a fare due passi in centro tra le vetrine e i nostri bar. Per esempio un pieghevole con tutte le sagre stampato e distribuito in tutti gli alberghi del Piemonte e della Lombardia. Una roba facile. Una roba che, come direbbe Obama “si può fare”, anche considerando che i turisti cinesi, australiani, americani o tedeschi che siano, insomma quelli che atterreranno a frotte negli aeroporti dello stivale, oltre a Milano, vorranno vedere Firenze, Roma, Napoli, Pisa e Venezia, cioè le bellezze che già conosce e che tutto il mondo ci invidia, il colosseo, gli uffizi, Pompei.... E che quando si siederà a tavola non vorrà mangiare la novità sfornata da Ciuffreda per l’occasione ma le cose dell’Italia che già conosce e che ha sognato da una vita, i cannelloni, la pizza, la pasta al forno... Punto! Ed è per questo che non si può inventare molto, salvo sperare che qualcuno di quei tanti milioni di visitatori, in una o in più d’una serata non sappiano che cosa fare o non abbiano programmato alcunchè, come solitamente i turisti fanno nei minimi particolari ancor prima di cominciare un viaggio. E noi? Noi semplicemente dovremmo farci trovare pronti con i negozi aperti e le motivazioni giuste, ne basta anche solo una, per invogliarli a passare qualche ora per le strade di Chivasso. Essere noi l’alternativa alla fine di una giornata passata a girovagare, da uno stand all’altro. Solo se si entra in questa logica, la logica del turista, si può seriamente pensare di fare qualcosa di utile, sennò tanto vale lasciar perdere, tanto vale buttar via dei soldi o farne tirare fuori ai commercianti. “Perchè Expo 2015 (caro il nostro sindaco ndr) è di chi se lo prende - come dicono Giacomo Biraghi, Alvise de Sanctis e Luca Ballerini, autori del libro #EXPOTTIMISTI. A proposito signor sindaco: kumalè quanto ci costa?
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