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27 Settembre 2013 - 12:06
La scorsa settimana è iniziata nel Consiglio regionale del Piemonte la discussione in merito alla nuova legge sulla caccia. Un testo che rappresenta una vera e propria carta bianca per i cacciatori. La nuova norma al vaglio dell'aula amplia notevolmente l’attività venatoria, introducendo normative che in Piemonte non sono mai state adottate prima . Ad esempio la caccia in deroga per specie tutelate a livello comunitario, la caccia nelle aree protette e la commercializzazione dei capi abbattuti da parte degli stessi cacciatori. Quest'ultimo aspetto si rivela piuttosto preoccupante. Non si possono non tenere in considerazione i rischi di quest’attività, specie in periodi di difficoltà economiche come questo: dal momento in cui la fauna cacciata non è più esclusivamente destinata al consumo famigliare, ma anche al commercio, è lecito pensare che molti cacciatori potrebbero superare i limiti di carniere per trarne profitto. E' evidente come tali provvedimenti per lo più rispondano alle esigenze dei cacciatori, e non tengano invece in alcun conto le specificità del territorio locale, né la tutela e la conservazione della fauna selvatica, né le esigenze di chi non è cacciatore, né la sicurezza delle persone che frequentano gli ambienti naturali. Un disegno di legge a maglie così larghe, in assenza di una diffusa etica venatoria, non farà altro che alimentare attitudini irresponsabili nei confronti dell’ambiente e della fauna. Personalmente non ho mai coltivato un approccio estremista sul tema della caccia. Sono perfettamente consapevole della necessità di tutelare, oltre che il patrimonio faunistico, anche quello agricolo, boschivo e non per ultimo anche la sicurezza degli automobilisti. I danni che producono annualmente gli ungulati sono ingenti e sotto gli occhi di tutti. Pertanto sono favorevole ad un mirato contenimento di tali specie animali. Ma questo non giustifica la legge presentata dalla maggioranza, che in buona sostanza sembra scritta sotto dettatura dalla lobby dei cacciatori.
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