CHIVASSO. Piazza Assunta a Castelrosso straripante di amici. Sul sagrato, a dire messa, Don Boero insieme al nuovo parroco Don Gianpiero, che mai più avrebbe pensato di fare il suo ingresso così. Tanta gente. Più di quanta non se ne fosse mai vista prima. A centinaia. Da Verolengo, da Chivasso, da ogni angolo della piccola frazione di Castelrosso. Le saracinesche dei negozi abbassati e chiusi per lutto. Tutti lì, per l’ultimo saluto a Secondina Follis, 51 anni. Tutti lì per stringersi intorno al marito Renzo Barbero e ai figli Alice e Gioele. A piangere con loro, sfogliando un incancellabile libro dei ricordi.
Chissà che cosa pensava, da quanto tempo lo pensava e come lo pensava... La mente, il cervello, la testa, il vuoto da riempire. Domande inutili. Risposte insignificanti. Due righe per salutare tutti e chiedere scusa. Poi lì, da sola, in quel capannone di via Santa Maria.
Il buio. Un minuto. Qualche istante. L’ultimo sospiro. Gli occhi che si chiudono. L’addio. Si muore e si vola in cielo anche così. Lo ha deciso e lo ha fatto, dopo mesi e mesi passati a vivere un’esistenza che non era più quella di un tempo, fatta di sorrisi, di cose da fare, come solo ne poteva avere una donna che non si era mai tirata indietro di fronte a nulla.
Nei campi a guidare i mezzi agricoli, in casa a sbrigare le faccende domestiche. E poi con i figli e il marito da accudire, da seguire, da amare giorno dopo giorno sempre di più. Una specie di missione.
Lei era la “Seco”, che incontravi per strada e alzava la mano per dirti ciao.
Lei era la “Seco” che da piccola e con la mamma Maria aveva gestito l’Americano di Verolengo.
Lei era “una bella persona” e aveva “una buona parola per tutti” ed è così che Alice la ricorda su facebook.
“Ora ci rialziamo più forti che mai... senza farsi abbattere... alzando la testa e continuando andare avanti.... in tuo onore e combattendo la brutta bestia che ti ha portato a fare tutto ciò... perché noi ti dimostreremo che andrà tutto bene!...”.
E poi con un groppo in gola e le lacrime che scendono giù, la foto della mamma, di lei e del fratello, da piccoli... “Ci proteggerai sempre - scrive Alice - sarai la nostra ombra e veglierai su di noi... Ti amiamo tanto... Adesso e per sempre... Nessuno doveva togliere il tuo sorriso... la tua forza... ma ci sono mali più grossi di noi. Ce l’hai messa tutta... ciao amore!”
La bara portata a spalle e fino in chiesa. Il carro funebre che passa. La processione. Tre filarmoniche, di Chivasso, di Castelrosso e di Montanaro a suonare. Decine di labari. Un pizzicotto per svegliarsi? Macchè! Niente da fare! Purtroppo è tutto inutile ed è tutto troppo vero: “la Seco non c’è più”.
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