“Ovvio che io non possa che essere contento e soddisfatto di questa sentenza. Ho sempre ribadito di non aver compiuto alcunché di male, quindi il fatto che i giudici abbiano compreso quanto siamo riusciti a dimostrare non può che farmi sentire sollevato”. Al telefono Renzo Secreto, ex commissario dell’Asl To 4, oggi direttore sanitario al “Fatebenefratelli” di San Maurizio Canavese, è una persona nuova. La sentenza di assoluzione pronunciata dai giudici di primo grado del processo “Sanitopoli” ha restituito la giusta serenità ad una persona che in tanti anni di professione non aveva mai avuto un rinvio a giudizio. L’ex commissario dell’Asl To 4, che ha lasciato l’incarico il 1° maggio 2012, un anno dopo “Sanitopoli”, è stato investito dall’inchiesta per l’apertura del laboratorio di emodinamica di Chivasso. Centro poi chiuso appena quaranta giorni dopo. Per la Procura, quell’apertura del servizio sarebbe dovuta avvenire con un bando di gara e non con un affidamento diretto, così come invece è stato. Il sospetto del gip e dei pm era che l’apertura sarebbe stata condizionata dalle pressioni per le elezioni amministrative di Chivasso, che cadevano proprio nel mese di giugno di quell’anno. E per la pubblica accusa il fatto che ci fossero disposizioni per chiudere sei emodinamiche nel territorio regionale non avrebbe collimato con l’apertura di quella chivassese. Il pronunciamento dei giudici ha smontato quel castello accusatorio. “Oggi sono molto contento - spiega Secreto -, ma è ovvio che certe vicende ti segnano profondamente. Ho vissuto tre anni brutti, perché non capivo che cosa avessi fatto per meritarmi quell’onta. Quando uscì la notizia dell’inchiesta sui giornali, molti cominciarono a guardarmi male. Ad evitarmi. Credo pensassero fossi un affarista. Sono brutte sensazioni. Io volevo solo far partire quel laboratorio che Chivasso aspettava da anni, tutto qui”. “I primi tempi furono molto duri - prosegue l’ex commissario dell’Asl To 4 -. Ricordo che in meno di due mesi persi cinque chili per lo stress. Non che mi facesse male - sorride -, ma non riuscivo ad immaginarmi che cosa mi stessero contestando. Ero molto stressato. Molte persone che mi erano vicine, si defilarono. Altre, invece, continuarono a farmi sentire la loro presenza. Lavorai ancora per un anno a Chivasso, fu molto difficile ma non avevo alcuna intenzione di dimettermi dall’incarico perché in cuor mio sapevo di aver agito per il bene. Con il senno di poi, e vedendo tutto ciò che siamo riusciti a fare in dodici mesi ancora, ho fatto la scelta giusta. Ci tengo a ricordare che in quei mesi partirono i lavori per l’ampliamento dell’ospedale di Chivasso, il pronto soccorso di Ivrea venne completato, venne messa in funzione una struttura psichiatrica attesa da anni sempre a Ivrea, venne aperto il poliambulatorio di Rivarolo, e tanti altri provvedimenti ancora vennero adottati. Se mi guardo indietro e mi faccio un esame di coscienza, posso dire di aver lavorato bene e di essere soddisfatto. Questa sentenza è la prova della bontà del lavoro che ho svolto”.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.