A Cavagnolo l’inchiesta di Sanitopoli ha cambiato tutto per non cambiare nulla, lasciando dietro di sé effetti e danni collaterali. Partiamo dagli ultimi. Il primo è quello su un piano personale, patito dall’ex sindaco Franco Sampò. Le dimissioni dalla carica di primo cittadino. Tre settimane di carcere, altrettante con l’obbligo di dimora lontano dal paese. L’onta di uno sputtanamento a tutto tondo, sui giornali ma anche nelle chiacchiere dei bar, dove se ne sono dette un po’ di tutti i colori. Per tacere dei social network. Tanti amici persi, qualcuno, vero, guadagnato. Una famiglia in cui rifugiarsi. Sette anni di amministrazione buttati alle ortiche. Una macchia nell’albo dei sindaci di Cavagnolo, che forse nemmeno l’assoluzione di oggi potrà cancellare. Il secondo danno è il commissariamento per un anno del Comune. La cui prima, e più grave conseguenza, è che i due milioni di euro ottenuti dal magnate svizzero Stephan Schimdheiny per scelta, l’ultima, dell’amministrazione Sampò, non sono stati vincolati dal commissario prefettizio. Così oggi il Municipio si ritrova con un tesoretto che non può toccare, nascosto, bloccato dai vincoli del Patto di Stabilità. Una beffa. La terza rovina è sotto gli occhi di tutti ed è quella rappresentata dallo scheletro dei vecchi capannoni militari di via XXIV Maggio. Sono ancora lì, quei capannoni, fatiscenti, con l’amianto ammassato sotto le arcate, in un paese che dovrebbe essere il simbolo della de-amiantizzazione, per tutte quelle storie di morte e malattia legate alla Saca, consociata dell’Eternit, e che sembra non avere mai la forza per riuscire a liberarsi dai suoi fantasmi. Il bando di vendita, ripubblicato dalla nuova amministrazione comunale non appena s’è insediata, caldeggiato da 1.400 firme raccolte tra i cittadini di Cavagnolo, Brusasco, Brozolo e Verrua è infatti andato deserto. E ci fermiamo qui, con i danni. Gli effetti di Sanitopoli sono, invece, tutti per le persone. Alcuni ne hanno tratto un beneficio, pubblico almeno. Mario Corsato due anni fa è stato rieletto sindaco per il terzo mandato non consecutivo. Era in minoranza, quando Sampò venne arrestato. Con lui c’era anche Andrea Gavazza: oggi, ad appena 30 anni, è il vice sindaco del paese e probabilmente lo sostituirà fra tre. Sabrina Balzola faceva tutt’altro, nel 2011. Un anno dopo, s’è candidata sindaco ed ora siede all’opposizione, oltre ad aver assunto le difese di Sampò nel processo Sanitopoli. Alla fine di questo mandato, magari, si ricandiderà a sindaco anche lei. Altri sono spariti. L’ex vice sindaco Massimo Fiorindo non s’è più visto in Comune. L’ex assessore Marinella La Manna pure. Giulio Razzano, già assessore al Bilancio, ha abbandonato la politica. Romano Tormena ha cominciato a godersi la pensione. A tutti questi effetti di Sanitopoli, ora che l’inchiesta s’è annacquata, il caso smontato, le accuse cadute, non resta che la via del silenzio. Per rispetto del dolore di chi avrà per sempre, per se e per la sua famiglia, una brutta storia marchiata nell’animo. E per senso del dovere nei confronti di una comunità che, adesso, chiede di andare oltre e di cancellare, per sempre, quei danni iniziati il 27 maggio di tre anni fa.
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