“Non ce la faccio più, non posso più andare avanti così…”. Inizia in questo modo, con gli occhi lucidi e le mani al petto in gesto di preghiera, l’ appello di Roberti Chierchiello. Cittadino di Volpiano, Chierchiello ha quarant’anni, è celibe e, nonostante le sue origini tedesche, ha la cittadinanza italiana. Nel Comune a pochi chilometri da Chivasso ha lavorato per molti anni come panettiere prima e operaio in una piccola fabbrica del territorio poi. Questo fino al 27 dicembre 2003. Data del suo ultimo giorno di lavoro e, al tempo stesso, la prima del suo incubo. Da allora, infatti, Roberti Chierchiello è un “clochard”, un “invisibile”: non ha una casa e nemmeno un lavoro. Trascorre le sue giornate girovagando tra i corridoi della sua nuova “casa”, l’ospedale civico di Chivasso, in corso Galileo Ferraris. La notte dorme su una panchina, fredda d’inverno e bollente d’estate. Il suo parente più stretto è il fratello, “ma lui -spiega Chierchiello - con quattro figli da mantenere non ha le possibilità economiche né lo spazio tali da poter mantenere anche me”. “Certo, qualche volta mi invita a casa sua per offrirmi un piatto di pasta da mangiare o per farmi fare una doccia, ma la maggior parte delle volte devo arrangiarmi da solo. E allora mi reco all’Associazione ‘Punto a Capo’ di Chivasso che concede un pasto a chi, come me, non ha niente”. Ma la drammatica storia dell’uomo continua: “Sono ormai undici anni che mi rivolgo all’amministrazione comunale di Volpiano per ricevere qualche aiuto. Da allora, ho fatto più volte domanda per riuscire ad ottenere almeno una casa popolare o che ne so un posto in cui stare ma, da primo della lista che ero, sono inspiegabilmente ed improvvisamente passato al settantaduesimo posto di chi doveva ricevere un appartamento”. E continua: “Avevo richiesto anche di partecipare ai cantieri sociali dove molto spesso vengono affidati dei lavori a chi non ha reddito, ma niente...”. “L’unica cosa che sono riuscito ad avere è un sussidio di 198 euro per una durata di quattro mesi - continua -. Tutte le altre volte, dietro ad un ‘poi vediamo’ degli uffici, ho ricevuto solamente porte in faccia”. “Addirittura - racconta Roberti con le lacrime agli occhi - anche il vicesindaco di Volpiano Giuseppe Medaglia si era offerto di aiutarmi a preparare un buon curriculum, ma non è servito a niente perché nelle graduatorie stilate viene sempre data la precedenza agli stranieri”. Nel ripercorrere la sua vicenda personale, Roberti Chierchiello è umile, ha il volto della rassegnazione. Una rassegnazione tranquilla, la sua, che è propria di chi è consapevole di non aver nulla da perdere. Chierchiello è un uomo ancora giovane ed ancora in grado di lavorare. La sua speranza, oppure, usando le sue parole “l’ultima possibilità” che ha per poter “tornare a vivere”, è che qualcuno, leggendo l’appello lanciato dalle colonne del nostro giornale, lo contatti. Per offrirgli una casa ed un lavoro che gli permettano di avere il minimo indispensabile per poter sopravvivere. Roberti Chierchiello, inoltre, mette a disposizione il suo numero di telefono per chi fosse interessato a contattarlo: 346/ 72 70 742.
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