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Quando si mangiava solo polenta…

Riflessioni sulla cultura alimentare.

Quando si mangiava solo polenta…

Da qualche giorno penso alla fantastica polenta che mi preparava mia nonna con la farina “fioretto”… non la dimenticherò mai e, purtroppo, nonostante i tentativi, non sono riuscita a replicarla!

Questo mi ha fatto venire in mente di scrivere qualcosa sulla polenta, anche per aprire una riflessione sui tempi passati.

Mia nonna mi preparava la polenta perché a me piaceva tantissimo ma lei non è che l’adorasse e in più non voleva saperne di quella “taragnata”, cioè integrale.

Il motivo era semplice, mia nonna, come la maggior parte della popolazione contadina della pianura padana, prima del boom industriale, avevano campato principalmente a polenta, per colazione, pranzo e cena. Niente salsiccia o spezzatino ma solo farina di mais con poco sale… insomma un pasto poverissimo.

Non è un caso che questo tipo di alimentazione causasse diversi problemi di salute, come la pellagra, per lo scarso apporto di nutrienti, in particolare di niacina e triptofano che causava dermatiti, diarrea, demenza e, in alcuni casi più gravi, anche la morte.

Insomma, non è vero che si stava meglio quando si stava peggio… immaginarsi un passato idilliaco e bucolico ci porta lontano dalla cruda realtà, cioè che la maggior parte della gente mangiava poco e male.

Se volete approfondire questi temi vi consiglio di ascoltare il podcast di DOI.

Fatta questa doverosa premessa, oggi vorrei soffermarmi su qualche preparazione della polenta, che può essere utilizzata come alternativa alla pasta e al pane e che, per noi fortunati, può diventare una scelta tra le tante per variare la dieta.

Intanto, la polenta è un piatto composto semplicemente da farine di cereali (principalmente mais) fatte cuocere con acqua bollente e sale. Perché si amalgami bene è necessario mescolarla durante tutta la cottura, circa 50 minuti.

Il piatto è versatile, perché si presta bene per molteplici preparazioni, (volendo si può anche grigliare o friggere) e nella sua forma più semplice (cioè non pasticciata con formaggi ecc) apporta anche dei benefici nutrizionali. Infatti, risulta una buona fonte di carboidrati complessi a lento rilascio, cioè quelli che non fanno salire il picco glicemico appena dopo mangiato. Inoltre, se si sceglie la versione integrale è possibile beneficiare di un discreto apporto di fibre e sali minerali, particolarmente utili per il benessere del nostro intestino.

Io, normalmente, la polenta la preparo così: faccio scaldare l’acqua in una pentola dal fondo spesso, aggiungendo un pò di sale. Quando l'acqua arriva a bollore, verso la farina di mais mescolando subito con una frusta per evitare che si formino grumi. Dopodiché abbasso il fuoco al minimo e faccio cuocere per 50 minuti, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. D’inverno la preparo per accompagnare qualche spezzatino ma in casa mia la si cucinava anche con il merluzzo o con i formaggi. In ogni caso… la polenta avanza sempre e per me quella del giorno dopo è la migliore! Dentro un contenitore ermetico si può conservare in frigo anche per 3 giorni, poi è possibile tagliarla e fette e farla, per esempio grigliare, trasformandola in un crostino particolarmente sfizioso! 

Spero di aver condiviso qualche informazione interessante sulla nostra cultura alimentare e , come sempre, vi auguro una buona settimana! A presto!

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