Domenica 11 del mattino mi trovo su un binario morto a fianco dell'ex rimessaggio di Cavagnolo, sto aspettando il treno a vapore che inaugurerà la dodicesima linea di “Binari senza Tempo”, il progetto della Fondazione FS pensato per dare una nuova vita ad alcune linee ferroviarie che attraversano la provincia italiana, creando una formula innovativa di turismo ferroviario. Io nella vita di treni ne ho persi un po', alcuni invece mi hanno aspettato in stazione e dopo averli guardati bene ho preferito procedere a piedi, questa mattina invece no! Il treno l'ho preso.... eccome ..... l'ho anche inseguito di corsa sui tacchi con una giacchetta formale. Quando si è fermato sono passata trafelata in mezzo alla folla spostando di qua e di là le persone, ho preso mia figlia per una mano e ho deciso che cosa avrei fatto. Salire su quel treno! Il mio tacco alto la mia giacchetta formale è il mio eyeliner grafico dopo pochi minuti che ero a bordo si sono trasformati in me seduta per terra in stile scout che armeggiavo con l'attrezzatura fotografica e mia figlia seduta su uno strapuntino di legno entrambe nel vagone bagagli. Ma da lì è stato fantastico viaggiare perché dalla finestrella in punta al vagone si potevano vedere il carbone e i macchinisti che conducevano il treno. Partiamo fischiando più volte, le persone salutano a destra e a sinistra da sopra il ponticello da sopra i balconi, il treno si inclina perché fa una curva e io mi affaccio guardo indietro e ci sono due signore in abiti storici che stanno salutando la stazione di Cavagnolo e in quel momento... "Lei sfogliava i suoi ricordi Le sue istantanee I suoi tabù Le sue madonne, i suoi rosari E mille mari E alalà Aida... Come sei bella" Mi parte prepotente questa canzone di Rino Gaetano dentro la testa, spalanco gli occhi di colpo e chiedo allo staff che viaggiava a fianco a noi: "Come si chiama? Come si chiama la locomotiva?" "625" mi risponde Marco. Cioè… ora io non mi aspettavo che si chiamasse per forza con un nome di donna ma proprio 625 come fosse solo il numero di un telaio.... Mi è parso un nome un po' freddino... Poi guardando bene gli sguardi fra loro ho capito che certe cose devono restare nell'intimo di chi ne fa parte e questa cosa la comprendo e la rispetto. Durante l’andata ho viaggiato a fianco di un ragazzo, Giorgio, che ha riprodotto fedelmente la stessa divisa dell’epoca ricercando i materiali come il fustagno e i passanti in pelle per le bretelle. Un altro ragazzo Stefano, mi ha mostrato una foto, di se a 5 anni, l'età di mia figlia, era con il padre capo deposito a Cuneo, entrambi abbracciati a una locomotiva. (Per gentile concessione di Stefano trovate la sua foto qui in allegato, lui è quello vestito in rosso!) Si chiamava 625 017 .... La stessa locomotiva che ci stava trasportando. Lei che per me oggi si chiamerà per sempre Aida! Ora io questo picco di romanticismo non sono l'unica ad averlo percepito perché più volte nella giornata ho sentito l'iconica frase "eh ma il treno è sempre il treno" facendo memoria a una battuta di Pozzetto ne: “il ragazzo di campagna”... Ma è così! Il treno è romantico di sua propria concezione altrimenti non me lo spiego perché si è mossa tutta quella gente. Persone di ogni età ed estrazione sociale tutti che sorridevano al passaggio. Non lo so se la tratta verrà riaperta o meno a un uso quotidiano e non sta me scriverne delle parole a riguardo, di certo dovesse riaprire ed io dovessi percorrerla quasi quotidianamente non ricorderei quasi nulla ma di questo giorno invece di ricordi ne custodirò molti. A partire dagli sguardi, ai piccoli aneddoti raccontati, agli odori al tocco delle mie mani su maniglie e tessuti a quanto fumo in quella galleria!!! A quanto una cosa desueta possa ancora colpire così tanto, tutti.
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