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Palvese e balestriere.

Palvese e balestriere.
Palvese e balestriere. Il palvese era una specie di grande scudo in grado di poter coprire uno o anche due uomini dalla testa ai piedi. I pavesi erano fatti con intreccio di vimini coperti all'esterno di pelle, o composti di listerelle di legno, frequentemente coperti all'esterno di pelle, bordati di ferro nella parte superiore per resistere ai colpi di fendente, e in quella inferiore perché non si guastassero sul terreno; vi erano dipinti lo stemma del comune o del principe, figure emblematiche o santi protettori delle compagnie e simili. La loro forma solita era quadrilunga con angoli smussati; talvolta però la parte superiore era sagomata. Il nome pavese più esatto palvese detto in francese parvois, parvart e anche tailevas, spagnolo pavez, in tedesco setzchild e in inglese large-size shild, secondo alcuni il nome pavese deriverebbe da Pavia, dove sarebbe stato inventato, o piuttosto rimesso in uso e venne anche chiamato targone, tavola e tavolaccio. Se lo scudo era piccolo, che copriva solo metà di una persona veniva detto targa. I pavesi o palvesi si svilupparono in Toscana intorno agli anni del Duecento, poi dalla Toscana si diffusero prima nel Mezzogiorno d’Italia, ed in seguito, tramite Bologna, Genova, Venezia, verso il 1330 il loro uso è documentato nel Nord Italia per poi affermarsi nel resto d’Europa. In origine i pavesi erano di legno, molto pesanti, con copertura esterna di tela, gesso, e anche in metallo mentre internamente erano foderati di pelle. Qualche volta avevano una feritoia, oppure erano accoppiati a cerniera. I pavesi italiani erano sempre realizzati in legno ed erano ricoperti di cuoio, prodotti in diverse dimensioni, potevano essere alti anche 180 cm ed erano di forma rettangolare ed inarcata, utilizzati anche dalla fanteria pesante insieme alla lancia, ma, a partire dal secondo decennio del Quattrocento, conobbero una progressiva decadenza, tanto che, progressivamente, cessò la loro produzione. La tattica di coppia del tiratore e del difensore o portatore di pavese, detto appunto pavesaio, palvesaio, o palvesario, è frequente nel Medioevo e si trovano frequentissime menzioni dell'arma difensiva in sé e del modo d'impiegarla, tanto in battaglia quanto negli assedî e negli assalti delle brecce. I palvesari accompagnavano i balestrieri ponendo i pavesi col lato inferiore a terra e dinnanzi a quelli, che in tal modo potevano tirare dal coperto. Questa forma di trinceramento mobile si diceva pavesata. Talvolta però i balestrieri e arcieri non avevano i palvesari in accompagnamento, ma si coprivano ugualmente col pavese che portavano appeso al dorso con una correggia detta guiggia. La parola guiggia deriva dal francese guige di origine franca, ed era una striscia di cuoio sia per allacciare i sandali e anche la striscia di cuoio che serviva d’imbracciatura allo scudo. Gli armigeri giunti sul luogo della lotta lo fissavano a terra assicurandolo con la guiggia a un paletto che portavano con sé, o a una picca; e per favorire questa disposizione i pavesi avevano nel mezzo e lungo le generatrici verticali una profonda incavatura. In sostanza il pavese era un'arma difensiva per uomini a piedi. Per il fatto che esso aveva dimensioni notevoli e che si prestava a ricevere buone decorazioni, fu frequentemente dipinto con imprese di nobili o di comuni che avevano assoldato la milizia. Pare anche che pavesi speciali, opportunamente ornati, servissero come insegna o distintivo di gruppi di uomini o di squadre. Quando univano più pavesi si costituiva una specie di testuggine, come quella degli antichi legionari romani, per difendersi dagli spalti della città assediata, questa disposizione era detta pavesata fu spesso usata anche sulle navi dove i parapetti di bordo potevano essere riparati dai pavesi per difendere le genti sul ponte dai proiettili nemici. E poiché, come si è detto, i pavesi erano in generale vivacemente dipinti con armi e imprese, esposizioni di questo genere furono fatte anche a scopo di ornamento e pavesate furono dette, come anche oggi pavese o gran pavese, le gale di bandiere tese sull'attrezzatura della nave in occasione di cerimonie o riviste. Già allora come si vede anche nella guerra per vincere si lavorava in coppia, perché il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo. Favria, 26.07.2021 Giorgio Cortese Buona giornata. L'arte della vita è quella di saper essere imperfetti, fragili e umili. C'è poco da fare, quella è un'arte innata. Diciamo la verità: è un capolavoro di pochi. Felice lunedì.
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