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SETTIMO TORINESE. Da oggi giù la mascherina all'aperto

SETTIMO TORINESE. Da oggi giù la mascherina all'aperto

Mascherine foto archivio

SETTIMO TORINESE. Sulle mascherine ognuno per sé e Dio per tutti. Il ministro dice una cosa, il suo capo il contrario, il CTS consiglia di tenerle, l’OMS non si sa.

Il Trentino le ha già abbassate, in Valle d’Aosta aspettano, noi stiamo a metà del guado; in una regione si fa in un modo, in quella vicina in un altro, in quella dopo in un altro ancora. Troppi annunci disordinati, troppi proclami, e la confusione ìmpera, un po’ come per i vaccini.

Chi doveva governarne, diciamolo, in questi ultimi giorni si è adoperato affinchè il caos risultasse organizzato per benino: emblematica la faccenda del vaccino per under 55, non scusate over, anzi no, solo over 60, poi ognuno faccia come cazzo gli pare basta che si vaccini.

Vero è che certezze ve ne sono poche, ancora sconcertati dal virus che non ci aspettavamo, ma ci si affida troppo al passaparola de noantri in cui tutti siamo esperti, ma che raggiunge solo qualcuno, peraltro in forma incompleta.

Altro che distanziamento! Altro che precauzioni! Altro che lotta agli assembramenti! Sembra il governo del caos, della confusione, del forse che sì forse che no, un film di Totò, uno spettacolo dell’assurdo.

Potremmo allo stesso modo affidarci all’amministratore del condominio: l’intero palazzo fa come dice lui e valà. Il maledetto virus non ha nessun pregio, ma ci costringe a qualche riflessione.

Quando questo pasticcio sarà finito non sarà sufficiente ricordarlo nelle cerimonie, ma bisognerà ficcarci ben bene nelle nostre testoline dure che le emergenze si chiamano così in quanto vanno fatte emergere, e che la retorica da bar che in Italia è circolata non dovrà rimanere tale.

Quei pochi soldi che ci sono andranno usati in sanità, ricerca, scuola, università, sviluppo e infrastrutture, tenendo conto che ce ne saranno sempre meno, poiché le “concessioni” dell’Europa non sono regali che piovono dal cielo, bensì banali aperture alla spesa, cioè debiti che dovremo restituire.

Quindi, anche se a malincuore, non facciamo debiti per pensioni anticipate, redditi di cittadinanza, mostre itineranti della pastasciutta o fuochi d’artificio che non ci possiamo permettere.

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