AGGIORNAMENTI
Cerca
17 Ottobre 2020 - 15:39
“I bambini sono le vittime, nascoste e silenziose, di piani urbanistici che non li hanno presi in considerazione e non ne hanno rispettato i punti di vista. In questo modo, il contributo che i bambini stessi potrebbero dare nell’atto di cercare soluzioni ai problemi delle città va quasi sempre perduto.” (UNICEF - Centro di Ricerca Innocenti)I bambini sono i principali utilizzatori delle città in cui viviamo. Contrariamente agli adulti che spesso si muovono ed agiscono in luoghi differenti dalle città di residenza, la vita dei bambini si svolge per la maggior parte del tempo nella città in cui sono anche residenti. Vanno a scuola vicino casa, fanno attività sportive in città, e la maggior parte delle loro relazioni si svolgono con amici o conoscenti che vivono all'interno della stessa città. Non è così invece per gli adulti che hanno spesso un lavoro in luoghi del tutto diversi da dove dormono e che alla stessa maniera hanno amicizie e relazioni diffuse in luoghi anche molto lontani rispetto al luogo di abitazione. Persino gli anziani hanno un orizzonte di vita e relazioni comunque più ampio dei bambini. Eppure le città contemporanee non sono pensate a misura dei bambini. Nella gestione del territorio le istituzioni hanno norme e regolamenti pensati per quasi ogni cosa. Esistono piani che limitano il traffico, piani che organizzano il commercio, l’igiene, la sicurezza, il tempo libero, l’accessibilità da parte di persone diversamente abili e persino la movida notturna. I Piani regolatori ci dicono dove fare le scuole, gli asili, dove fare i giardini e i parchi giochi; ma queste indicazioni sono il risultato di una visione della città estremamente rigida e quantitativa della città, basata sul rispetto di valutazioni numeriche e su standard urbanistici predeterminati. Non ci aiutano a capire come la città dovrebbe essere organizzata se ad usarla fossero i nostri figli. Si immagina il territorio suddiviso in zone anonime, frutto di numeri freddi e anaffettivi, cioè incapaci autonomamente di definire un legame culturale e identitario con i suoi abitanti. Raramente il complesso delle norme e dei regolamenti comunali riesce a cogliere le sfumature del vivere quotidiano e la qualità stessa di quel vivere. Eppure se ci si pensa, una città che fosse pensata per essere utilizzata dai bambini, sarebbe una città più facile e vivibile per tutti. Sarebbe una città più facile per le persone con difficoltà motorie, per dire. Sarebbe di sicuro una città più sostenibile.
Immaginate un sistema di percorsi pedonali percorribili dai bambini senza la necessità di essere costantemente tenuti per mano; immaginate una città sicura dove non si corre il rischio di essere aggrediti o derubati; immaginate un sistema del verde pubblico distribuito uniformemente nella città. Immaginate infine, e qui parlo decisamente per assurdo, che la città fosse completamente priva di automobili. Insomma una città dove un bambino possa tranquillamente scendere di casa incontrarsi con i suoi amici e mettersi a giocare, in completa autonomia, per strada, senza aver paura di essere investito o importunato. Sto sognando, evidentemente, prima che si riesca ad eliminare del tutto il traffico veicolare ci vorranno decenni. Però non è impossibile ragionare sulla città adottando semplicemente un diverso punto di vista. Per questo faccio la mia proposta a quelle amministrazioni comunali che volessero prendere seriamente la questione. Prevedete nei vostri piani anche un Piano Regolatore per l'infanzia. Invertiamo la prospettiva: passiamo da una visione della città centrata sul traffico veicolare a una visone che sia invece centrata sulle esigenze dei bambini. Intanto segnalo questa iniziativa dell'Unicef, un programma che aiuta proprio le città a diventare amiche dei bambini e degli adolescenti (non ci scordiamo di loro). L'Unicef individua 9 passi, e si rivolge alle amministrazioni che non abbiano superato il secondo anno del loro mandato (condizione minima per poter perseguire risultati tangibili). Un buon punto dipartenza per le amministrazioni: qualcuno è disponibile a cogliere la sfida? L'immagine di copertina è tratta dal sito del programma Caleidos che ha già fatto delle iniziative interessanti a Settimo proprio sul tema dei bambini.Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.