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17 Gennaio 2019 - 10:05
C’è una domanda che praticamente tutti si sono posti almeno una volta nella vita, seduti e annoiati – o, diametralmente, profondamente ispirati – di fronte al proprio libro di letteratura. La domanda è “a che serve un poeta?” e numerose sono le risposte che le nostre insegnanti ci hanno elencato, prendendo in considerazione le interpretazioni di letterati predominanti nella nostra cultura: il poeta scrive per la patria, per denunciare i poteri forti, per esprimere dissenso. La verità è che il poeta solo sa perché scrive.
Il crescentinese Daniele Cerva, autore della raccolta poetica A che serve un poeta?, risponde al quesito attraverso l’omonima poesia che introduce alle altre della raccolta. E, per Daniele, il poeta è «utile forse a se stesso e assassino di sentimenti ed emozioni» dunque, fondamentalmente, un egoista. La figura del poeta, nella quale implicitamente si riconosce, non dedica il proprio lavoro ad un obiettivo “superiore”. Egli scrive per il desiderio – che, a dirla tutta, si manifesta di più sotto forma di necessità – di esprimere ciò che prova interiormente e, mentre lo fa, non si interroga sulle conseguenze che la sua poesia potrebbe generare negli altri. La parola è infatti, così come la descrive Daniele, un’arma potente e delicata che «apre porte e pertugi nei cuori altrui», di fronte ai quali, però, il poeta resta indifferente. L’autore giudica il proprio approccio alla scrittura come intimista e per questo, sebbene si sia avvicinato alla scrittura tra i quattordici e quindici anni, si è accorto ben presto di non poter fare propria la scrittura in prosa. Spinto dalla figura materna ha inoltre partecipato, nel corso della vita, a diversi concorsi letterari ricevendo anche premi e menzioni. È questa raccolta, però, quella che considera una soddisfazione e forse grazie anche al rapporto che si è instaurato con Paola Bosca, presidente dell’associazione senza scopo di lucro “I rumori dell’anima”, nonché editrice della raccolta. L’approccio intimista, dunque, unito ad una certa propensione alla sintesi, ci introducono ad una dimensione poetica dalla quale emerge una visione della vita intesa, forse, nel modo più crudo in cui possa essere intesa. La poesia di Daniele sfugge al classico e più roseo approccio “fiore-cuore-amore” per raccontare la realtà così come in molti la vivono: con le proprie perdite, con rabbia e, a volte, con dolore; non viene meno però, neppure qualche tema sociale, fra cui la violenza – in particolare quella su donne e bambini – e l’eutanasia. Tuttavia, Bruna Cicala nella prefazione scrive anche che “l’autore non nasconde di nascondere che conosce se stesso molto bene e, nel ragionamento che offre all’interpretazione delle parole scritte, con velata autoironia, si libera delle sovrastrutture inutili e dannose che lo ingabbiano, circoscrivendo e ampliando sempre più il suo spazio vitale” ed evidenziando dunque un desiderio di riscatto e di rinascita.
La raccolta, edita da “I sentieri dell’anima”, può essere acquistata scrivendo all’indirizzo email ass.irumoridellanima@gmail.com o chiamando il 347.8432586 oppure ancora rivolgendosi direttamente a Daniele Cerva che presta servizio come volontario presso la Biblioteca Civica Degregoriana di Crescentino. Infine, è possibile accedere alla sua pagina Facebook “Poetica-Mente di Daniele Bosetti Cerva” o al suo blog “Versi Sparsi – Le parole dell’anima sono emozioni”.
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