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16 Ottobre 2018 - 17:35
Sei stufo del tuo lavoro, ti piacerebbe fare qualcosa di diverso, ma l’annuncio che fa per te non lo hanno ancora inventato? Non ti disperare! Puoi fare l’insegnante! Come dici? Non hai la laurea perché finita la scuola ti piaceva avere quattro soldi in tasca e pensavi che chi studiava fosse uno sfigato? Nessun problema! Può bastare anche solo il diploma! In fondo, che ci vorrà mai a fare il prof? Mica devi per forza saper fare anche l’investigatore, come in televisione.
Tutti siamo andati a scuola e dunque, secondo il principio per cui se tutte le domeniche guardi il calcio puoi fare l’allenatore, chiunque può fare l’insegnante. Non sto scherzando. Certo è grottesco, ma è l’amara realtà dei fatti. L’idea che chiunque in possesso di qualche straccio di conoscenza possa fare il professore è storia antica ma, in questi giorni di penuria di docenti abilitati, il tema è tornato prepotentemente alla ribalta.
Qualche osservazione. Insegnare non è quello che si vede ne “L’Attimo Fuggente”. Quando entri in classe non trovi venti babbioni in giacca e cravatta, sottomessi da pedanti professori. Bene che ti vada trovi una trentina di ragazzotti che se fai salire sui banchi per guardare il mondo da un’altra prospettiva, fanno subito un filmino, lo pubblicano su YouTube e tu, nel giro di un’ora, ti ritrovi sui giornali di mezza Italia. E se pensi che basti sfoderare approfondite conoscenze per tenerli in silenzio, a bocca aperta ad ascoltarti, dopo una settimana sei a casa in mutua, esaurito, a guardarti allo specchio con la carta d’identità in mano, perché non sai nemmeno più come ti chiami.
Voglio dire, fare l’insegnante è un mestiere che, in quanto tale va imparato e, soprattutto, rispettato. Non esiste altro lavoro in cui uno possa cimentarsi senza avere competenze specifiche o, perlomeno, senza aver fatto un periodo di tirocinio. Nella scuola questo può ancora accadere. Nessuno accetterebbe mai di arrivare in ospedale ed affidare il proprio figlio ad un dottore che non ha mai fatto quel mestiere. A scuola, invece, va bene tutto o, perlomeno, non ricordo manifestazioni di genitori per protestare contro un sistema di reclutamento docenti che fa acqua da tutte le parti.
Per chi ha scelto fin dall’inizio questa professione, per chi ha scelto percorsi formativi fatti apposta per imparare ad insegnare, per chi ha superato impegnativi percorsi abilitanti, è avvilente pensare di poter essere equiparato ad un Pinco Pallino qualsiasi che può entrare in classe senza aver mai fatto un’ora di formazione specifica. Ed è ancora più avvilente pensare che le organizzazioni sindacali di categoria, anziché battersi per il riconoscimento della professionalità continuino a lottare per il principio secondo cui, innanzitutto, i docenti sono tutti uguali, dal vicario del dirigente fino a quello che, terminate le diciotto ore di docenza, preferisce tornarsene a casa a farsi i sacrosanti affari suoi. Ah, perché siamo finiti a questo livello? Perché in fondo in fondo, della scuola non importa niente a nessuno. È intanto pensiamo che l’unico dramma sia aver tolto il tema storico all’esame di stato…
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