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07 Settembre 2018 - 12:35
Errare è umano, dicono quelli con qualche capello bianco in testa. E Antonio Trimani, agente della municipale di Venaria, nei mesi scorsi si è visto negare la licenza per l’uso del fucile per via di una legge molto chiara e precisa che nega questo permesso a chi ha avuto problemi con la giustizia.
E Trimani, nel lontano 1988, qualche problema l’ha avuto, visto che era stato condannato dalla Corte di Assise d’Appello di Torino a due anni di reclusione e a 700 mila lire di multa per rapina, partecipazione a banda armata e detenzione illegale di armi e munizioni. Tutto in concorso con altri.
Ma di acqua sotto i ponti ne è passata. Ma non per la Questura, che ha detto in un primo momento “no”. E così il civich si è affidato al pool di avvocati composto dal professor Vittorio Barosio, Serena Dentico e Raimondo Zappia, sono riusciti a ribaltare la decisione della Questura, vincendo il ricorso al Tar.
Per il Tar, presieduto dal giudice Carlo Testori, il civich ha commesso quei reati “in giovane età e nel frattempo è intervenuta anche la riabilitazione, ma anche la sua buona condotta, tale da poterlo equiparare agli altri cittadini incensurati”.
Appoggiando, di fatto, la tesi dei legali difensori di Trimani, che a dibattimento hanno spiegato come nel 1994 il Tribunale di Sorveglianza lo avesse riabilitato, permettendogli di partecipare ad un concorso per diventare vigile urbano.
Così come nel 1996 il prefetto gli aveva concesso la qualifica di agente di pubblica sicurezza, permettendogli così di poter avere sempre con sé la pistola. E, nel 2011, era riuscito ad ottenere la licenza di caccia.
Licenza che sette anni dopo era tornata ad essere a rischio.
Per eccesso di zelo. Ma ora tutto è tornato alla normalità: Trimani può iniziare a cacciare, appena si aprirà la stagione venatoria.
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