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04 Settembre 2018 - 17:48
Gianfranco Saccoman
Anpi e il parroco don Stefano Teisa sono ai ferri corti. Tensioni venute a galla durante la commemorazione dell’eccidio del 1944, celebrata mercoledì 22 agosto in occasione del 74º anniversario dalla rappreseglia nazifascista in cui vennero incendiate 262 case del paese. Il paese venne incendiato il 15 agosto del 1944 e ogni anno l’amministrazione comunale decide il giorno per celebrare la ricorrenza,
E’ indignato Gianfranco Saccoman, 74 anni, presidente della locale associazione nazionale partigiani, con un passato da sindaco del paese tra il ‘94 e il ‘98: “Don Stefano non ha voluto che leggessi in chiesa un breve riassunto di quel tragico evento. Io volevo solo rinfrescare la memoria ai Felettesi ricordando anche i nomi dei 22 partigiani uccisi. Secondo lui, invece, avrei fatto politica e la politica deve restar fuori dalla chiesa. Invece l’ha fatta lui, rimarcando come i nazifascisti avessero risposto ad una provocazione di un partigiano che quel giorno sparò ad una colonna di mezzi militari”.
“Don Stefano non si è limitato a dare una sua interpretazione degli avvenimenti, ma ha parlato anche di Lenin e Stalin. Mi domando cosa c’entrassero con la celebrazione. Con questo suo atteggiamento ha oltraggiato il gonfalone del Comune su cui campeggia la medaglia di bronzo al valor militare, concessa dal Presidente Pertini il 10 luglio 1984” ha rincarato Saccoman.
Non ci sta a passare per censore don Stefano Teisa, da nove anni parroco a Feletto e Lombardore: “Se avessi fatto leggere quel testo, altri avrebbero potuto controbattere con le loro idee. Non voglio che la parrocchia si trasformi in una tribuna politica. In paese mi trovo a dover gestire le tensioni tra due idelogie politiche: quella dell’amministrazione comunale che si ispira a valori di destra e l’Anpi. Invito comunque Saccoman e altri ad ascoltare meglio ciò che dico durante l’omelia. Io ho parlato del ‘900 e di tutte le dittature. Forse Saccoman se l’è presa quando ho parlato di un’ala partigiana che a quel tempo avrebbe voluto portare un regime Comunista”.
“Essere Cristiani non un fatto né di destra e tanto meno di sinistra, ma di fedeltà. Il Vangelo insegna a tutti quanti” ha chiuso qui ogni polemica don Stefano.
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