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27 Marzo 2018 - 16:39
“La vita di Zangara poteva essere salvata se insieme a lui ci fosse stata un’altra persona, che avrebbe potuto avvertire i soccorsi. Le procedure aziendali hanno fatto emergere che era previsto che, durante gli interventi, gli operai dovessero essere due ma da qualche tempo, a causa dei tagli del personale, poteva capitare che una squadra fosse formata da una persona sola...”.
La ricostruzione fatta dal pubblico ministero venerdì pomeriggio non lascia adito a dubbi. Davide Zangara, 44 anni, di Gassino Torinese, stroncato nella primavera 2014 dalla puntura di una vespa appena dietro l’orecchio, che lo colpì mentre stava lavorando su alcuni lampioni a Brozolo, oggi potrebbe essere ancora vivo, se...
Il pm ha chiesto una condanna a due anni di reclusione per Claudio Surra, 46 anni, di Monteu Roero, amministratore unico della Boeri srl, la ditta per la quale lavorava Zangara.
Surra deve rispondere dell’accusa di omicidio colposo.
Zangara morì per uno “choc anafilattico”: così recitava il referto medico, compilato subito dopo la constatazione del decesso dall’ispettore dell’Asl To 4.
“Zangara non era consapevole delle conseguenze che poteva avere una puntura di un insetto. Si possono manifestare dei problemi allergici e, quando arriva lo shock anafilattico, ormai è troppo tardi”,aveva spiegato, durante il dibattimento, il consulente di parte civile Antonio Camarota, 49 anni, di Torino.
Nel procedimento penale, oggi alle battute conclusive, si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giusti e Chiappero, la moglie di Zangara, che vive a Gassino con i due figli piccoli, e alcuni famigliari.
“Zangara è morto per soffocamento, non istantaneo ma progressivo...”, aveva aggiunto il consulente di parte.
In questi anni, in tribunale a Ivrea, s’è cercato di ricostruire quella terribile tragedia.
Zangara, quel giorno, doveva effettuare alcuni lavori di manutenzione e riparazione agli impianti di illuminazione del Comune di Brozolo. Un lavoro di routine. “E’ stato lui stesso a raccontarmi che cosa gli accadde – ha ricordato un testimone durante il dibattimento -, mi disse che era stato punto da una vespa, che faticava a respirare. Cercava una farmacia...”.
Zangara si mise alla guida del furgone, ma percorse soltanto un centinaio di metri prima di morire: venne ritrovato nel pomeriggio, in un piazzale distante poche decine di metri dal luogo dove stava lavorando.
La Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo: ipotizza che l’operaio non fosse dotato né di una preparazione adeguata ad affrontare un imprevisto simile, né di un’attrezzatura idonea a proteggersi. Dopo la richiesta di condanna formulata dal pm, il giudice Ludovico Morello ha disposto il rinvio all’udienza dell’11 maggio per la sentenza e per consentire alle parti di raggiungere un accordo sul risarcimento dei danni.
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