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CHIVASSO. Contro la violenza sulle donne si faccia una giusta formazione

CHIVASSO. Contro la violenza sulle donne si faccia una giusta formazione

La violenza sulle donne parte da lontano e, come un’inestinguibile scia di sangue, macchia tutta la nostra storia. Romolo e i suoi pastori, a corto di donne, e quindi a rischio di estinzione, decidono di rapire le mogli e le figlie dei Sabini e, dopo qualche scaramuccia, il tutto si risolve a tarallucci e vino. Con, improbabile, buona pace della rapite. Poi via di seguito: dagli eserciti vittoriosi a cui magnanimi generali concedono di stuprare le donne delle città conquistate, fino alle torture della Santa Inquisizione. Quindi la nostra epoca, le guerre dei nostri nonni, a latere delle quali le donne, di tutte le fazioni, continuano ad essere vittime prescelte di violenza sessuale prima e dileggio pubblico poi. E oggi la scia di sangue continua a scorrere. La violenza è sempre la stessa. Centri di accoglienza per le donne oggetto di violenza, inasprimento delle pene per i colpevoli, punti di ascolto per le vittime e per i carnefici, sono alcuni degli strumenti messi in campo che vanno indubbiamente sostenuti e implementati. Ma, secondo me, noi adulti, noi educatori, noi amministratori, non possiamo esimerci dal contribuire alla rivoluzione culturale necessaria per estirpare in modo definitivo il problema. I picchiatori di domani sono i bambini di oggi. Sono loro che, vivendo realtà distorte, possono reiterare comportamenti dannosi. Sono loro che, cresciuti nella cultura del tutto è possibile, sfogheranno la propria aggressività come bulli o stupratori. Sono loro che, abbandonati a sé stessi e privi di attenzione, si improvviseranno feroci capi branco. Sono ancora loro che, storditi dal connubio per cui ricchezza uguale belle donne e macchine veloci, rivendicheranno con ferocia il diritto ad essere felici. Certo, nessuno può sostituirsi alla famiglia, ma le istituzioni educative, di tutti i livelli, devono essere sostenute da chi amministra nell’attivazione di progetti mirati a smontare questi stereotipi. Con tanta più urgenza ora che l’integrazione multietnica ci porta a confrontarci con culture per le quali la donna è discriminata a priori. Ecco che cosa vorrei che facesse una amministrazione comunale attenta. Limitarsi a dipingere panchine di rosso o a lasciare posti vuoti in ricordo delle vittime di femminicidio è troppo poco. Proviamo invece a posare il primo mattoncino di un nuovo mondo, con coraggio e con fiducia. Il tempo ci darà ragione.

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