Il referendum costituzionale del prossimo autunno sarà il primo, vero, banco di prova della tenuta della coalizione di centrosinistra in vista delle eventuali primarie e, ovviamente, delle amministrative della primavera 2017. Se il sindaco Libero Ciuffreda ha fatto sapere, nelle riunioni di maggioranza, che non si schiererà pubblicamente nè per il “no”, nè per il “sì”, in seno alla sua coalizione s’è già aperto il dibattito tra chi voterà per la riforma costituzionale e chi, invece, si adopererà affinché ciò non avvenga. Tra i “sì”, tutti i consiglieri comunali del Partito Democratico, a partire dal vice sindaco Massimo Corcione fino al consigliere Giovanni Scinica. Del “nì” sarebbe invece Saverio Trono, che non avrebbe ancora espresso una posizione chiara, mentre per il “no” si sono espressi pubblicamente, aderendo al relativo comitato, i consiglieri comunali Michele Scinica e Mimmo Scarano e l’assessore alle Politiche Sociali Annalisa De Col. In città intanto è nato il Coordinamento chivassese del Comitato “NOi cittadini in difesa della Costituzione”, che in questi giorni sta riprendendo la propria attività, dopo la pausa estiva. Ne fanno parte, oltre a De Col, Scarano e Michele Scinica, anche il presidente Anpi Vinicio Milani, il consigliere comunale di Lauriano Frediano Dutto, Beppe Stocco delle Acli, fra Carlo Basili, l’ex consigliere Antonio Napoli, Renato Dutto, Rosa Pilloni, Arturo Masetto, Fabrizio Debernardi della Consulta della Legalità e tanti altri... “La campagna elettorale è già cominciata anche se il Governo, non ha ancora fissato la data del referendum - spiega Vinicio Milani, portavoce del Comitato -, quindi riteniamo utile lavorare per organizzare iniziative di informazione e manifestazioni pubbliche per far conoscere alla popolazione le ragioni del No e vincere il referendum, ma nel contempo, l’obiettivo preminente è arrivare ad una discussione che sia ‘fondata sul contenuto effettivo della riforma piuttosto che su ragioni pregiudiziali di consenso o di dissenso rispetto al Governo’. Chiederemo di votare ‘No’ per una questione di giustizia, nel suo significato più elementare, e per una questione di verità. Non è vero che la Costituzione vigente è vecchia, tant’è che da vent’anni si cerca di cambiarla. Vero è che da vent’anni essa resiste, anche grazie a imponenti voti popolari. Vecchia è invece la Costituzione nuova che è stata proposta, che dà più potere al potere e meno potere ai cittadini”. “Preoccupa non poco che il testo della riforma sia il risultato raggiunto da un governo anziché quello di un consenso maturato fra le forze politiche: è stato approvata comprimendo la discussione, a suon di strappi, sedute notturne, canguri, sostituzione dei membri in Commissione - aggiunge Milani -. Il contrario di ciò che suggerisce la Costituzione. La Costituzione non è una legge qualsiasi, che persegue obiettivi politici contingenti, legittimamente voluti dalla maggioranza del momento, ma esprime le basi comuni della convivenza civile e politica. Senza dimenticare che in questo caso la risicata maggioranza parlamentare, che ha approvato la più vasta revisione della Costituzione che ci sia mai stata, è divenuta tale, pur avendo riportato una minoranza di voti, in virtù dei meccanismi del porcellum che distorcono la volontà popolare e che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi”. “Infine - conclude -, non è vero che con la nuova Costituzione si ridurranno i costi della politica. I deputati restano 630, le spese delle province ricadranno su altri enti, il Senato rimane a gravare sul bilancio pubblico col suo palazzo e tutto il suo apparato, anche se viene ridotto ad un club nobiliare per consiglieri regionali e sindaci che passeranno a Roma uno o due giorni alla settimana”.
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