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25 Agosto 2016 - 09:14
Lupo investito
Proprio nei giorni in cui la Coldiretti Torino organizzava a Bobbio Pellice la giornata “Ami i lupi? Adotta un pastore”, per presentare un progetto innovativo e di condivisione che coniuga la tradizione dell’allevamento alla pastorizia dei nostri giorni, a Corio si è svolto nella serata di venerdì 5 agosto, un incontro che aveva al centro dell’attenzione il lupo. L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Sentieri Alta Vallone, in collaborazione con La Burera e l’amministrazione comunale, aveva lo scopo di far conoscere la storia di un rapporto complicato tra gli uomini e i lupi.
Se da una parte c’è vera preoccupazione per i pastori, di cui si conoscono le loro storie di vita, la fatica del loro lavoro quotidiano oggi in parte esposto a minaccia dal ritorno del lupo nelle valli, dall’altra parte vi è la certezza che sulla gestione della presenza di questo meraviglioso, ma altrettanto spaventoso, animale vi sono dei fraintendimenti. Infatti solo l’anno scorso si sono contati 240 capi di bestiame uccisi.
Il tema torna quindi ad essere al centro dell’attenzione: soltanto la scorsa primavera, anche nelle Valli di Lanzo si era svolto un incontro sul ritorno del lupo. In quell’occasione, nel salone dell’ATL di Lanzo, insieme a tanti allevatori interessati, erano intervenuti la guardia ecologica Emilio Gugliermotti, il veterinario e guardia parchi Luca Giunti per ragguagliare e rispondere alle domande che sorgevano dagli stessi allevatori presenti in sala. Quanti sono i lupi? Da dove arrivano? Sono pericolosi?
Nella stessa occasione era emerso che, adottando alcune misure nella gestione del pascolo, si poteva prevenire un eventuale danno al proprio bestiame. Per esempio, se il pascolo fosse assistito almeno da una persona, la sua presenza basterebbe ad inibire la vicinanza di un lupo. Altre tecniche, come per esempio i “fladry”, dei dissuasori di protezione, o i cani da protezione, erano stati illustrati dalla veterinaria Silvia Dalmasso, responsabile del progetto “Life Wolfalps”, nell’ambito del quale era anche prevista un’assistenza tecnica per l’implementazione dei piani di prevenzione.
La preoccupazione per il proprio pascolo, che per alcune realtà corrisponde ancora al proprio mezzo di sostentamento, è più che mai lecita. Ma non si dimentichi, onde evitare strumentalizzazioni e per non rischiare che il lupo si trasformi piuttosto nel capro espiatorio della situazione, che anche il lupo ha subito delle minacce. Sempre nel corso della primavera passata si erano verificati diversi episodi di avvelenamento nelle Valli di Lanzo. Addirittura, nell’area boschiva che si apre verso la Val Grande, territorio comunale di Ceres, e poi in Val Susa, Val Pellice e a Giaveno. La presenza di sostanze tossiche era stata riscontrata anche sui corpi di animali morti del Parco delle Alpi Marittime e del Marguareis, nel cunese. I bocconi, iniettati di topicida e stricnina, un alcaloide molto tossico, erano plausibilmente provenienti da macelli. Chiaramente, oltre al lupo, si espone al rischio di avvelenamento anche la selvaggina. Ed è per questo che non aveva tardato a sollevarsi anche la voce delle associazioni di cacciatori. Come se ciò non bastasse, oltre ai bocconi avvelenati, in Frazione Perinera della Val di Viù è stata constatata, sempre la scorsa primavera, la presenza di gabbie-trappola, che anziché incastrare il lupo aveva intrappolato il cane di un turista della domenica, a passeggio con l’amico a quattro zampe.
Il lupo è da sempre identificato come l’ingannatore, un pericolo.
E questo dal predatore di Cappuccetto Rosso all’agnello di Esopo. Ma il rischio è che questo stereotipo venga sfruttato e strumentalizzato da chi ha interesse che non vi sia la presenza del lupo. Quando in realtà basterebbe conoscere le strategie di convivenza...
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