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XXV - La Festa di Libertà e il Referendum del Futuro

Avevo su per giù 8 anni. Ma ricordo perfettamente quel giorno. Un 25 aprile in piazza  a Cuorgnè seguito da un pranzo al SITA di Alpette: le campane che suonavano a festa, la stanza del ristorante annebbiata dal fumo delle sigarette, i canti partigiani, le poesie di Tullia de Mayo, il silenzio rispettoso durante il discorso di Vincenzo Viano. Il primo ricordo nitido di quella che è, per me, una festa che conta quasi come il Natale. Una festa di libertà che, ho imparato negli anni proprio dai partigiani, serve a ricordare quella Liberazione e quei caduti per la Libertà che oggi molti fanno fatica a realizzare. Una festa dove la politica si faceva da parte per lasciare spazio all'unità contro il nazifascismo: un giorno in cui sentirsi davvero parte di un Paese dimenticando differenze e sfumature. La festa della vera identità nazionale dell'Italia Repubblicana e antifascista. Sempre dai partigiani ho imparato il rispetto di chi la pensa diversamente da me se questi non limita la libertà di pensiero dell'altro, così come da loro e dai miei genitori ho acquisto la passione per la politica e per quel concetto fondamentale del progressismo teso all'uguaglianza sociale, all'etica. Il 25 Aprile di quest'anno però ho sofferto nel vedere esattamente il contrario di quello cui ero stato educato. Mi ha sinceramente colpito vedere trasformata questa festa, da parte di alcuni, in un momento di politica anti-Renziana e scoprire che in quel luogo di massimo rispetto come Lace uno degli oratori avrebbe rappresentato il Comitato per il No alla riforma costituzionale che traghetterà finalmente  il nostro Paese nel futuro, senza distruggere nulla della base fondante della nostra storia democratica. Fare politica il giorno del 25 Aprile, peraltro con toni di conservatorismo, è ciò che c'è di più lontano dalla storia della Resistenza. Il mio affetto e vicinanza va a quei sindaci che non si sono presentati a Lace o hanno tolto la propria fascia durante l'intervento, peraltro vuoto e imbarazzante, del tipico rappresentante del "No a tutto quel che non piace a me". Il 25 aprile è casa di tutti. Abbiatene più rispetto.

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