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SETTIMO. Pasticcio Pd, la Rotundo non mangia il panettone

SETTIMO. Pasticcio Pd, la Rotundo non mangia il panettone

Stefania Rotundo, (quasi ex) segretario del Pd

L'unica cosa certa è che a Torino si sono incazzati. E non senza ragione: l'ultimo “tiro” giocato dal circolo settimese ai vertici renziani del Pd provinciale è uno sgarro bello e buono, per quanto maldestro.  

La chiamata di Renzi

Tutto comincia una ventina di giorni fa. Il segretario Renzi chiama tutte le sezioni del Pd a raccolta, invitando i militanti a scendere in piazza al grido di #Italiacoraggio. “A testa alta, il 5 e 6 dicembre tutti fuori - spronava le truppe il premier -. Con 2000 banchetti per incontrare i cittadini e mostrare con orgoglio i risultati dell'azione di Governo”. Hanno risposto in massa in tutto lo Stivale: 2113 circoli, da Ciampino a Monreale, da Frosinone a Como. Perfino Ribolla, sperduto borgo di duemila anime nella campagna grossetana.   E Settimo, l'inossidabile feudo Democratico, la città operaia dove i bimbi, negli anni '60, la militanza la imparavano nella culla e gli adolescenti venivano su a pane e sinistra montando penne dopo la scuola a 3 lire l'una? Niente. All'ombra della Torre non si è visto lo straccio di un banchetto. Gazebo e bandiere son rimasti ammucchiati nei ripostigli, mentre i militanti si son tappati in sezione tutto il giorno. Sì, la bizzarra scelta del Pd nostrano è stata questa: niente gazebo ma sede aperta. Peccato che, primo, non lo sapesse nessuno che era aperta, neanche gli iscritti, visto che di comunicazioni ufficiali non ne sono arrivate. E, secondo, che il circolo non si sia degnato nemmeno di procurarsi il materiale per la propaganda: le brochure, i volantini e tutta quella roba renziana lì.   Ora mettiamo che un anziano settimese quella domenica avesse avuto bisogno di conoscere i risultati dell'azione di Governo del Pd. Come faceva? Non poteva. Mettiamo che fosse uscito di casa in cerca di qualcuno che gli raccontasse (con orgoglio) le #tantecosebelle che il premier Renzi ha realizzato in questi anni. Sarebbe rincasato deluso, amareggiato e con una gran voglia di votare Salvini. Perchè in piazza San Pietro in Vincoli non c'era nessuno a spiegargli che questa è #lasvoltabuona, che #l'italiariparte e #cambiaverso, #allafacciadeigufi. Nessuno a parlargli del #buongoverno, degli #80euro, del #bonusbebè. E che tristezza tutti quei begli hashtag persi nell’arido web, abbandonati a se stessi e all’oblio.  

Un circolo muto

Si dirà: è stata una precisa scelta politica. Il circolo settimese, da sempre renziscettico, ha voluto boicottare la campagna di autoincensamento del premier. Peccato che non sia così: l'unico motivo per cui il banchetto non c'è stato è perchè nessuno ha avuto la voglia di montarlo. Sad but true, direbbero gli anglosassoni.   Il punto è che se metti in atto un boicottaggio politico come minimo lo devi spiegare. E invece dal circolo tutto tace. Prova a metterci una pezza il capogruppo Daniele Volpatto, con una spiegazione che puzza di scusa lontano un miglio. “Credo non ci abbiano mandato il materiale dal provinciale, poi abbiamo avuto qualche problema con le richieste del suolo pubblico – mormora a denti stretti -. Ma chiedete al segretario”. Già, peccato il segretario Stefania Rotundo sia inafferrabile, che il suo telefono squilli a vuoto e che in ambienti democratici la diano pronta a rassegnare le dimissioni. "Non mangia il panettone" giura qualcuno...   Che se fosse solo per la figuremmè, pazienza. Il fatto è che al provinciale se la sono presa. E come dargli torto, stavolta. “Sì, ho saputo di Settimo - sbotta il segretario Fabrizio Morri -. Guardi, lasciamo perdere... Dicono che non hanno ricevuto il materiale? Perchè non se lo sono venuti a prendere! A differenza di tutti gli altri circoli della provincia”.  

Le colpe del segretario 

Ma di chi è la colpa della figuraccia? Di tutti. In primis della Rotundo. Lei la domenica incriminata doveva lavorare, ma questo conta poco. Il suo ruolo le imponeva come minimo di comunicare agli iscritti dell'iniziativa oppure, al contrario, di assumersi la responsabilità politica del boicottaggio. Bastava dire chiaro e tondo: “Noi a queste paraculate renziane non ci stiamo”. Ci voleva tanto? Sarebbe stata la prima dimostrazione di personalità dalla sua elezione, un anno fa. Ma ormai con lei anche i più indulgenti stanno perdendo le speranze, e cominciano a essere in tanti a rimpiangere l'irascibile Volpatto. E nei corridoi del circolo si parla già apertamente di successione.   Pessimi anche i renziani settimesi. Perchè Caterina Greco, che parla con Morri un giorno sì e l'altro pure, non ha montato di sua iniziativa il banchetto? E i vari Antonello Ghisaura e Luca Rivoira? Son renziani solo quando c’è da farsi i selfie alla Leopolda, o anche quando bisogna distribuire volantini e battere i denti nel freddo dicembrino? Gli unici che ridono sono i vecchi comunisti. Quelli che sono riusciti, senza colpo ferire, a far incazzare Morri. E tanto gli basta. Se questa è politica...  

lorenzobernardi@giornalelavoce.it

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