Qual è la situazione dell’eternit e del materiale contenente amianto nel PiChi di Chivasso, l’area ex Lancia? Lo abbiamo chiesto all’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Siamo stati ricevuti con grande disponibilità nella sede di Settimo e abbiamo ottenuto molte informazioni, che come sempre verificheremo per quanto ci è possibile. Nel 2012 dei cittadini inviarono segnalazioni al Comune di Chivasso, alla Procura della Repubblica e allo SPRESAL, il servizio dell’ASL che si occupa della sicurezza nei posti di lavoro. L’Autorità giudiziaria delegò SPRESAL / ASL all’effettuazione degli accertamenti. A sua volta ASL ha investito del problema l’ARPA, alla quale competono le verifiche in base alla Delibera di Giunta Regionale n. 40-5094 del 18 ottobre 2012. ARPA ha cominciato le attività di verifica nel luglio 2012 e le ha concluse nel febbraio 2015. L’Agenzia ha stabilito l’”indice di degrado” del materiale contenente amianto che si trova sia all’esterno dei capannoni (copertura e pareti) sia all’interno. Le relazioni, suddivise per lotto, sono state trasmesse a SPRESAL per la stima del “rischio sanitario”: rischio sia per i lavoratori sia per i residenti all’esterno. Unendo le due valutazioni (indice di degrado e rischio sanitario), ARPA ha elaborato le relazioni finali, che contengono le proposte dei provvedimenti da assumere a tutela della salute pubblica. ARPA ha infine mandato queste relazioni al Comune di Chivasso, al quale spetta suggerire o imporre i provvedimenti alle aziende, anche ricorrendo se necessario all’emissione di ordinanze. Osserviamo che, a meno che ci sia proprio sfuggito, di tutto ciò non vi è traccia nel sito del Comune nella sezione Ambiente e in quella Informazioni ambientali, benché esista una sottosezione “Amianto”. “Abbiamo trovato una situazione molto articolata”, ci hanno detto i tecnici ARPA: “Al PiChi ci sono molte aziende: abbiamo dovuto discutere delle cose da fare e dei tempi in cui farle azienda per azienda. Fortunatamente abbiamo incontrato una buona disponibilità da parte degli imprenditori”. Pertanto, si prevede che entro il 2019 tutto il materiale contenente amianto rilevato nell’area verrà rimosso. Benché la normativa non imponga la rimozione in ogni caso, ARPA normalmente la suggerisce in quanto soluzione definitiva e in fin dei conti meno costosa di periodici interventi tampone. La rimozione non è un lavoro facile. L’intervento in un capannone può causare il rilascio di fibre verso il capannone vicino, per cui bisogna installare dei separatori. La bonifica di un capannone richiede da sei mesi a un anno. Un’azienda non può permettersi di interrompere la propria attività per tutto questo tempo: si ricorre allora alla bonifica per settori. ARPA continua l’opera di controllo e invia relazioni trimestrali all’ASL e al Comune. Il controllo periodico delle fibre disperse nell’aria non ha finora rilevato condizioni di pericolo per la salute. Una nostra osservazione conclusiva: ben che vada, la rimozione del materiale contenente amianto nel PiChi terminerà nel 2019. Fino allora Chivasso sarà sottoposta anche a questo carico ambientale. Un dato di cui dovrebbero tenere conto Città Metropolitana e amministrazione chivassese, che stanno esaminando il progetto Wastend, previsto in un’area molto vicina al PiChi. La prudenza, mai abbastanza grande quando si tratta della salute, non dovrebbe suggerire il rinvio dell’eventuale approvazione del progetto a dopo il 2019? Tre ordinanze di rimozione nei confronti di altrettante aziende Proprio in questi giorni sono comparse all’albo pretorio del Comune tre ordinanze rivolte a due aziende del PiChi. Poiché l’ARPA ha rilevato nei loro stabilimenti la presenza di materiale contenente amianto in stato di conservazione “scadente di livello medio” e “scadente/pessimo di livello medio”, il Comune impone alle aziende di presentare entro trenta giorni una relazione in cui siano specificati tempi e modi degli interventi di bonifica.
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