E' vero che si sta verificando un intensificarsi dei forti temporali?A fronte della violenta grandinata che ha colpito l'alto Canavese venerdì 16 maggio, un esperto meteorologo si esprime in merito. Daniele Cat Berro, originario canavesiano, da oltre quindici anni segue l'andamento di clima e ghiacciai della zona nell'ambito della Società Meteorologica Italiana (www.nimbus.it). Dottor Cat Berro, è vero che sta cambiando il clima? Sì, il clima sta cambiando, ma ce ne possiamo accorgere non tanto dai singoli fenomeni atmosferici, quanto da tendenze su periodi più lunghi, in particolare delle temperature. I temporali, anche violenti, ci sono sempre stati, ma - anche a causa della loro forte irregolarità sul territorio - abbiamo pochi dati e non possiamo ancora affermare se la loro intensità e frequenza sia effettivamente in aumento. Intanto, ciò che cambia rispetto al passato è che oggi siamo più vulnerabili. Ci sono più infrastrutture che si possono danneggiare sul nostro territorio a seguito di grandinate, allagamenti, alluvioni: antenne televisive, telefoniche, radio e internet, automobili, strade, ponti, edifici... A parità di evento meteorologico, un tempo i danni erano nettamente inferiori. Inoltre la fitta informazione in tempo reale di cui oggi disponiamo induce a pensare che oggi accadano più calamità rispetto al passato, il che non è esattamente vero, almeno nelle nostre regioni. Ragionando dunque su lungo periodo, quali sono le previsioni che interessano le nostre valli? Ci saranno estati più calde? Stiamo già vivendo un innalzamento delle temperature medie (circa 1,2 °C in più nell'ultimo secolo sulle Alpi, con scomparsa di oltre la metà della superficie glaciale del Gran Paradiso dal 1850 a oggi), e secondo le simulazioni al calcolatore del clima futuro entro il 2100 potremo ragionevolmente attenderci ulteriori riscaldamenti dell'ordine dei 2-5 °C sulla regione alpina, a seconda di quanto riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra e di come risponderà il sistema climatico globale. Le Alpi in cui viviamo sono situate in una regione di confine tra il Mediterraneo, che sperimenterà estati molto più calde e secche (con problemi di approvigionamento idrico per popolazione, agricoltura, industrie e produzione idroelettrica, e maggiori incendi boschivi), e l' Europa centro-settentrionale, dove è atteso un aumento delle precipitazioni, in atmosfera anche lì mediamente più calda. Si riferisce al ciclo dell'acqua? Esattamente. Essendo più elevata la temperatura, l'acqua tenderà ad evaporare più velocemente, il ciclo dell'acqua diverrà più veloce e la quantità complessiva di precipitazioni nel mondo aumenterà, tuttavia con forti variazioni locali: in alcune zone pioverà di più (come alle alte latitudini), in altre di meno (fascia temperata-subtropicale). Ma se anche le precipitazioni rimanessero stazionarie, le temperature più elevate accresceranno l'evaporazione e l'inaridimento estivo dei suoli agricoli. Inoltre, crescerà la probabilità di piogge intense e concentrate in brevi periodi. Qual'è la sua considerazione rispetto al "nostro" clima? I cambiamenti climatici, insieme ad altre criticità come l'inquinamento, la sovrappopolazione, l'esaurimento di risorse naturali e il conseguente aumento della conflittualità sociale e geo-politica sono sicuramente la sfida più grande che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi decenni e secoli.(e molti di coloro che attraversano disperatamente il Mediterraneo dall'Africa all'Europa, sono in realtà già dei "rifugiati climatici e ambientali"...). Urge stabilire dei piani di mitigazione dei cambiamenti climatici, tramite la riduzione dell'uso dei combustibili fossili e dunque delle emissioni serra, nonché dei programmi di adattamento, e a tal proposito molte speranze sono riposte nella prossima conferenza Onu sul clima di Parigi, in dicembre. In assenza di provvedimenti seri, il mondo che vivranno i nostri figli e nipoti sarà molto diverso da quello attuale, e di certo non migliore.
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