Da anni il Comitato Basso Canavese denuncia il pericolo e sollecita le autorità competenti a intervenire: Comune, Provincia, Regione, AIPO, Ferrovie dello Stato….Incontri, lettere su lettere, sopralluoghi di tecnici e amministratori: non è servito a quasi niente. Il pericolo ha cominciato a manifestarsi nel 2000, dopo l’ultima grande alluvione: sono trascorsi quindici anni, il problema non è stato risolto e ogni anno diventa più grave. Parliamo ancora una volta delle piante di alto fusto cresciute dentro l’Orco a pochi metri dal ponte della ferrovia Torino-Milano fra Chivasso e Brandizzo. Alle spalle della ferrovia, a monte. Una piena del torrente potrebbe sradicarle e scagliarle contro i piloni del ponte. Anche se i piloni sopportassero l’urto, rami e fusti sradicati potrebbero ostruire le arcate, facendo straripare il torrente. Le piante sono cresciute sulla sabbia che, depositata sulla sponda dopo l’alluvione, è scivolata lentamente dentro l’alveo: perciò le radici non opporrebbero molta resistenza alla potenza dell’acqua. Ora si manifesta un nuovo pericolo. Le piante crescono di un metro all’anno, e ormai superano di parecchi metri in altezza il ponte della ferrovia: acqua e vento potrebbero far cadere dei rami sulle rotaie. Pochi metri a valle c’è il ponte stradale sulla ex SS 11: un vecchio ponte che potrebbe anch’esso non resistere alla violenza dell’acqua e delle piante. Dicevamo che tanti anni non sono stati sufficienti a provvedere. Eppure il Comune di San Benigno è riuscito a risolvere un problema simile nel Malone in appena sette mesi. Un piccolo Comune dove, pensate un po’, non c’è nemmeno una Università della Legalità. Sono stati gli attivisti del Comitato Basso Canavese a recarsi a San Benigno per informarsi. Sono tornati con un resoconto dettagliato dell’iter seguito e lo hanno mandato all’assessore ai lavori pubblici Claudio Castello. Così l’amministrazione non potrà dire di non sapere. In sostanza, il Comune di San Benigno ha risolto il problema affidando il lavoro di rimozione delle piante ad una ditta privata: la ditta ha eseguito il lavoro gratuitamente e in cambio si è tenuta la legna. Certo gli amministratori hanno dovuto procurarsi tutte le autorizzazioni. Le hanno ottenute in pochi mesi. Dagli stessi enti che Chivasso si lamenta di non riuscire a smuovere di un centimetro. Seguiamo la cronologia: nel febbraio 2014 San Benigno segnala il pericolo alla Regione, allegando la documentazione. In aprile la Regione riconosce l’esistenza del rischio. In maggio il Comune chiede l’autorizzazione al “taglio e rimozione degli alberi” a Regione, AIPO e Corpo Forestale dello Stato. AIPO risponde che non è di sua competenza, la Guardia Forestale concede il nulla osta, e in luglio la Regione autorizza l’intervento. Pochi giorni dopo il Comune dà corso alla gara d’appalto e in agosto cominciano i lavori. Grazie al Comitato Basso Canavese, questa procedura ora è a conoscenza del Comune di Chivasso. Gli attivisti del Comitato hanno fatto di più. Forse ci sono pochi operatori del settore interessati alla legna di torrente? Il Comitato ne ha subito trovato uno e lo ha segnalato a Castello. Basteranno l’intraprendenza dei soci del Comitato Basso Canavese? Hanno fatto veramente tutto quello che potevano? No, purtroppo no, dobbiamo muovere loro un piccolo rimprovero: non hanno portato in Comune cappuccino e brioches al briefing del lunedì mattina a sindaco, assessori e dirigenti...
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