La roggia Campagna non è più “acqua pubblica”. Così a febbraio ha stabilito il Comune di Chivasso. Ormai la città è un self service in cui chi vuole arriva e porta via, come il platano di via Nino Costa. Chivasso regala: via il Tribunale, via la Camera di Commercio, via INPS, via la sede AISM, ecc. Ora comincia a perdere pure le rogge. O meglio, a regalarle di propria iniziativa. La roggia Campagna arriva da Montanaro, entra nel nostro territorio comunale nei pressi delle discariche SMC di regione Pozzo, costeggia le discariche e l’area industriale Chind, poi piega verso Borghetto e Betlemme. Ha sempre avuto vari nomi: gora, roggia, bealera di Chivasso, di Montanaro, di Campagna. Molti nomi ma sempre la stessa unica roggia. Nel Registro provinciale delle acque pubbliche, che risale al 1919 ma fa ancora testo, la “Bealera di Montanaro e Chivasso” (n. 369) è considerata acqua pubblica “per tutto il suo corso”. Tutto: da Foglizzo a Montanaro a Chivasso, senza interruzioni. Epperò? Epperò il Comune di Chivasso ha deciso che non è più così. Lo ha deciso il 18 febbraio 2015, giorno in cui, nell’ambito del procedimento Wastend, manda alla Città Metropolitana una nota “per fare chiarezza” allegando una pianta dell’area. Ora è tutto chiaro: nel territorio di Montanaro la roggia si chiama “Bealera di Chivasso” ed è acqua pubblica come stabilito dal Registro Provinciale. Ma appena entra nel territorio chivassese ecco che miracolosamente prende nome “Bealera di Campagna” e non è più pubblica. Saranno contenti SMC e Chind: un’acqua non pubblica è soggetta a meno vincoli e meno autorizzazioni. Per versarvi le acque meteoriche della discarica non occorre il permesso della Regione. Per ampliare la “Chivasso 0” SETA non dovrà presentare la relazione paesaggistica. Per realizzare Wastend non ci vorrà l’autorizzazione paesaggistica del Comune di Chivasso. Ecc. ecc. Tutta una gran festa! Da dove nasce questa strepitosa pensata del nostro Comune? Nel 2001 il TAR emette una curiosa sentenza. E’ vero che – scrivono i magistrati amministrativi – esiste la “Bealera di Montanaro e di Chivasso” iscritta nel registro acque pubbliche. Però dalla bealera parte una “diramazione” detta gora Campagna, e questa non è iscritta fra le acque pubbliche. Se racconti loro questa sentenza, i residenti si grattano la testa e ti guardano stupiti: dov’è mai questa “diramazione”? A loro risulta esistere una e una sola gora o roggia o bealera, e non due: è chiamata ora gora Chivasso ora gora Campagna, ma è sempre la stessa cosa. I documenti del Comune confermano: ad esempio, il Piano Comunale di Protezione civile parla di “gora Campagna…denominata anche Bealera di Chivasso”. Dove si trova dunque questa “diramazione” detta gora Campagna che sarebbe un braccio distinto dal corso d’acqua principale detto gora Chivasso? Semplicemente non c’è, nel territorio comunale non si trova: allora per uscire dall’imbarazzo il Comune ne spara una ancora più grossa e decreta che tutto il corso della gora sul territorio di Chivasso è acqua non pubblica. Tutto, dalle discariche dei Pogliani e Montegiove a Castelrosso. Con alcune conseguenti domande. Se la gora non è pubblica, di chi è? Chi si deve pagare per attingervi l’acqua? Chi ti deve autorizzare se vuoi versarvi le acque meteoriche? A chi tocca la manutenzione? Chi costruisce le opere di messa in sicurezza contro il pericolo di straripamento? L’assessore Castello ha deciso di realizzare lo scolmatore della gora Campagna a protezione delle frazioni Borghetto e Betlemme. Costo 5 milioni e mezzo di euro. Di denaro pubblico, messo dalla Regione: e perché, se la gora non è pubblica? In attesa delle risposte, godiamoci il nuovo corso dell’amministrazione chivassese: si regalano rogge…
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