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BRANDIZZO. “Non fate morire il Mercatone Uno"

BRANDIZZO. “Non fate morire il Mercatone Uno"
Non fateci morire”. Dopo giorni di interminabile attesa, e qualche barlume di speranza sul salvataggio del Mercatone Uno, l’ora “X” è arrivata. A Brandizzo, il destino dei 35 dipendenti del punto vendita di via Torino sembra ormai segnato. Si è infatti tenuto giovedì l’incontro tra sindacati e vertici dell’azienda per cercare di risanare la drammatica situazione di crisi in cui versa la catena di negozi leader nel settore dell’arredamento. Da quanto scaturito dall’incontro, l’unica soluzione per evitare il fallimento del gruppo è quello di ridurre drasticamente il numero dei punti vendita. Circa la metà dei 79 negozi presenti in tutta Italia- tra cui molto probabilmente potrebbe essere compreso quello di Brandizzo- chiuderà per sempre i battenti. Con essi, migliaia di dipendenti si troveranno presto catapultanti in mezzo ad una strada. Senza lavoro e nella povertà. A spiegare nei dettagli cosa ne sarà dello stabilimento di via Torino è Antonella Argentini, referente del sindacato Filcams Cgil – federazione italiana dei lavoratori nei settori di commercio, alberghi, mense e servizi – e dipendente del Mercatone. “Giovedì, a Bologna, durante la riunione dei vertici aziendali è stato deciso che la metà dei punti vendita Mercatone verrà chiusa - racconta la sindacalista -. Anche se non è stata ancora presentata una lista ufficiale dei negozi, temiamo che il nostro, trovandosi in un piccolo comune ed con gli ordini e gli scarichi già bloccati, sarà tra quelli”. “Nel frattempo - continua -, a gennaio, noi dipendenti abbiamo lavorato con gli stipendi congelati dall’1 al 19 del mese, mentre da questo mese percepiremo solo le ore lavorate e l’azienda smetterà di versare i nostri contributi all’Inps”. Anche il trattamento di fine rapporto - la cosiddetta liquidazione - è sicuramente a rischio. La situazione, quindi, è davvero drammatica. “Siamo disorientati - commenta Argentini -. Di punto in bianco ci troveremo costretti a riorganizzare la nostra vita, ma sarà difficile perché siamo tutti troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per il mercato del lavoro. Saremo 35 nuovi poveri”. Ad indignare la sindacalista, però, è anche il comportamento adottato dai vertici dell’azienda e dalle istituzioni locali. “È davvero triste che l’amministratore delegato, nel prendere le sue decisioni, non si sia minimamente preoccupato delle ripercussioni economiche che ci avrebbe causato. Sinceramente non ci saremmo mai aspettati un comportamento simile da una società che ai nostri occhi si è sempre presentata come ‘una grande famiglia’”. Un appello viene anche lanciato all’amministrazione comunale di Roberto Buscaglia. “Sinceramente - confessa la referente - date le conseguenze che potrebbero ripercuotersi sulla città, mi aspetto un maggiore interessamento da parte del sindaco. Se non per fare qualcosa, almeno per mostrare un po’ di solidarietà nei nostri confronti. Attendo ancora una sua telefonata”.
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