Sono giorni carichi di apprensione quelli che stanno vivendo i trentacinque dipendenti del “Mercatone Uno” di Brandizzo. L’azienda emiliana, leader per oltre trent’anni nel settore dell’arredamento e nei prodotti per la casa, con i suoi 79 punti vendita e 3700 dipendenti in tutta Italia, è a rischio chiusura. La causa, la costante crisi economica che nel corso degli ultimi anni ha affondato le mani nelle tasche dei cittadini causando un consistente crollo dei consumi. Solo un accordo con i creditori - il cosiddetto “concordato preventivo” - potrebbe evitare il fallimento. A Brandizzo, a lanciare un appello alle istituzioni affinchè qualche cosa venga fatta, è Antonella Argentini, referente del sindacato Filcams Cgil - federazione italiana dei lavoratori nei settori di commercio, alberghi, mense e servizi - e dipendente nello stesso stabilimento di via Torino. “Già quattro anni fa, a causa del crollo dei consumi, l’azienda aveva dovuto aprire un tavolo tecnico ed affidarsi agli ammortizzatori sociali per cercare di salvare i punti vendita - esordisce la sindacalista -. A fine maggio di quest’anno però la situazione è precipitata. Improvvisamente il nostro stipendio è stato congelato, per cui abbiamo iniziato a guadagnare solo un terzo di quello che prendevamo prima”. Anche i fornitori hanno cominciato a diradare i passaggi per scaricare le merci. “Intanto non sappiamo più che pesci prendere, non sappiamo più che cosa dire ai clienti... ci sentiamo soli e abbiamo bisogno di sapere che cosa ne sarà del nostro futuro”. Le risposte non dovrebbero tardare ad arrivare. Il 5 febbraio scadrà infatti il termine dei 60 giorni che l’azienda ha avuto per trovare degli acquirenti disposti a comprare la catena. Solo quel giorno, in una riunione che si terrà a Bologna, si saprà se i trentacinque dipendenti del punto vendita brandizzese saranno ricollocati. “Se così non fosse - continua Argentini - i dipendenti che da quasi trent’anni lavorano lì dentro si troverebbero a vivere in gravi situazioni di povertà. La stessa Brandizzo, con la diminuzione dei passaggi di chi abitualmente si recava al Mercatone, si troverebbe economicamente molto più povera”. “Per cercare di evitare tutto questo - conclude - ci siamo messi in contatto con tutti i referenti Filcams Cgil del Piemonte e d’Italia. Vogliamo far sapere che siamo pronti a combattere per chiedere la riapertura del tavolo sociale”.
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