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Arriva al cinema “La Gioia”, il film che trae ispirazione dal delitto Rosboch: chi erano la prof Gloria e l'allievo Defilippi

L’insegnante di Castellamonte uccisa il 13 gennaio 2016. Sono passati quasi 10 anni

Una scena del film

Una scena del film

Il 12 febbraio 2026 arriverà nelle sale “La Gioia”, il film di Nicolangelo Gelormini che prende spunto dalla vicenda di Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte uccisa il 13 gennaio 2016 dall’ex allievo Gabriele Defilippi, con la complicità di Roberto Obert. Una storia di cronaca che torna al centro del dibattito pubblico attraverso il cinema, cambiando nomi e contorni ma non il nucleo tragico che l’ha resa una ferita aperta per il Canavese e non solo.

Nel trailer diffuso su YouTube, la sinossi introduce Gioia, insegnante di liceo che vive ancora con i genitori e non ha mai conosciuto un amore diverso da quello soffocante della famiglia. Tra i banchi della sua scuola c’è Alessio, studente che usa il proprio corpo come merce per racimolare qualche centinaio di euro e aiutare la madre, cassiera in un supermercato. Tra i due nasce un legame proibito, fragile, inspiegabilmente necessario. Ma il desiderio di riscatto sociale di Alessio diventa un veleno lento: lo spinge a distruggere tutto e a cancellare l’unica persona che lo abbia mai amato.

Il riferimento alla storia di Gloria Rosboch è evidente, anche se filtrato dalla finzione. Gelormini non mette in scena una ricostruzione giudiziaria, ma lavora sul piano emotivo e simbolico di una relazione asimmetrica, segnata dalla solitudine, dalla dipendenza affettiva e dalla violenza che nasce quando l’inganno non regge più. Il film si ispira anche a “Se non sporca il pavimento” di Giulio Scarpinato, melò teatrale presentato al Romaeuropa Festival 2017, che già aveva affrontato il delitto Rosboch scegliendo la via dell’elaborazione artistica anziché della cronaca.

Il cast riunisce interpreti di primo piano: Valeria Golino nel ruolo dell’insegnante che richiama apertamente la figura di Rosboch, Saul Nanni, Jasmine Trinca e Francesco Colella. “La Gioia” è stato presentato in anteprima all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, svoltasi dal 27 agosto al 6 settembre 2025, prima di intraprendere il percorso nelle sale.

A dieci anni dall’omicidio, il cinema riporta quella vicenda sotto una luce diversa, più intima e disturbante. Non per riaprire un processo, ma per interrogare ancora una volta il confine tra amore e manipolazione, tra bisogno e dominio. Un confine che, a Castellamonte, ha già mostrato quanto possa essere irreversibile quando viene oltrepassato.

La storia di Gloria Rosboch e Gabriele Defilippi

Gloria Rosboch e Gabriele Defilippi

Il 13 gennaio 2016 Gloria Rosboch esce di casa a Castellamonte dicendo ai genitori che deve incontrare una persona per chiarire una vicenda che da mesi le sta togliendo il sonno. Non tornerà più. Quel giorno si chiude la storia di un’ingegnosa truffa sentimentale e si apre una delle pagine di cronaca nera più dolorose degli ultimi anni.

Gloria Rosboch, 49 anni, era un’insegnante di francese stimata, riservata, legata alla famiglia con cui viveva. Una vita ordinaria, segnata da poche relazioni e da un bisogno profondo di riconoscimento affettivo. È proprio su quella fragilità che si innesta il rapporto con Gabriele Defilippi, ex allievo di oltre vent’anni più giovane. Un legame che supera presto il confine tra docente e studente e diventa una relazione sbilanciata, fondata sulla fiducia unilaterale di lei e sulla capacità manipolatoria di lui.

Defilippi sfrutta quell’affetto fino in fondo. Tra il 2014 e il 2015 convince Gloria a consegnargli 187 mila euro, i risparmi di una vita, promettendole un futuro insieme, un investimento comune, una nuova esistenza lontano da Castellamonte, persino la Costa Azzurra come orizzonte simbolico di riscatto. Nulla di tutto questo esiste. I soldi vengono spesi, dispersi, sottratti con metodo. Quando Gloria inizia a capire e decide di denunciare la truffa, l’inganno rischia di crollare.

È in quel momento che la vicenda cambia natura. Non più solo una truffa, ma un piano per eliminare il problema alla radice. Il 13 gennaio 2016 Gloria incontra Defilippi e Roberto Obert, presentato come un presunto intermediario in grado di restituire parte del denaro. Durante il tragitto verso una zona isolata del Canavese, Defilippi la strangola con una corda all’interno dell’auto. Il corpo viene nascosto in una cisterna di una discarica a Rivara. Verrà ritrovato solo il 19 febbraio, dopo la confessione di Obert.

Il processo conferma l’impianto accusatorio. Gabriele Defilippi viene condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario e soppressione di cadavere. Roberto Obert riceve una pena di 18 anni e 9 mesi. La madre di Defilippi, Caterina Abbattista, inizialmente coinvolta nell’inchiesta, viene assolta dall’accusa di omicidio ma condannata a 12 mesi per truffa.

Negli anni successivi Defilippi continua a far parlare di sé. In carcere studia, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Torino nel 2022, ottenendo un permesso speciale per discutere la tesi. Un dettaglio che riaccende il dibattito pubblico: rieducazione, pena, memoria delle vittime. Ma nulla cancella il dato centrale: Gloria Rosboch è stata uccisa perché aveva creduto a una promessa di amore e di futuro.

La sua storia resta un caso emblematico non solo per la violenza dell’epilogo, ma per ciò che la precede: la manipolazione emotiva, l’uso sistematico dell’affetto come strumento di controllo, il confine sottile tra bisogno e dominio. Una vicenda che continua a interrogare una comunità intera e che, a distanza di anni, torna a essere raccontata anche dal cinema. Ma prima di ogni trasposizione, resta una verità semplice e brutale: quella di una donna tradita, ingannata e cancellata proprio da chi diceva di volerle cambiare la vita.

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