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24 Dicembre 2025 - 09:47
Claudio Castello, sindaco di Chivasso
È il sindaco di Chivasso a chiedere conto all’ASL TO4.
Claudio Castello, nella doppia veste di presidente del Comitato dei Sindaci dell’ASL e portavoce della Zona Omogenea 10, ha scritto al direttore generale Luigi Vercellino per ottenere chiarimenti su una scelta che, nel giro di poche settimane, ha seminato più confusione che certezze: la sparizione degli asterischi dai referti degli esami del sangue.
Nella sua nota, il primo cittadino non contesta il ruolo del medico né il principio della lettura clinica integrata dei dati. Mette però un punto politico chiaro: la comunicazione sanitaria deve essere comprensibile, soprattutto quando riguarda migliaia di cittadini. E affida a una frase tutt’altro che neutra l’auspicio che la sperimentazione venga archiviata e che si torni al sistema precedente, quello che segnalava con immediatezza i valori fuori norma.
Perché è da lì che nasce il problema.
Dalla fine di novembre, l’ASL TO4 ha avviato una “fase sperimentale” che prevede l’eliminazione della marcatura automatica dei valori anomali – i tradizionali asterischi – sostituiti da una nota informativa che invita l’utente a rivolgersi al proprio medico curante. Una scelta presentata come un passo avanti culturale: meno automatismi, più centralità del medico, meno letture isolate dei numeri.
Sulla carta, tutto torna. L’Azienda lo spiega con linguaggio tecnico e rassicurante: un valore di laboratorio non è un dato isolato, ma va interpretato alla luce della storia clinica e della sintomatologia del paziente. Vero. Talmente vero che nessuno ha mai sostenuto il contrario. Ma tra affermarlo e togliere l’unico segnale visivo immediato ce ne passa parecchio.
Perché l’asterisco non faceva diagnosi.
Non suggeriva terapie.
Non esautorava il medico.
Diceva solo: attenzione, questo valore è fuori norma. Tutto il resto, da sempre, restava nelle mani del professionista. Ma evidentemente quel segno era diventato ingombrante. Troppo chiaro. Troppo accessibile. Troppo comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Il risultato della sperimentazione è stato immediato e prevedibile. Senza asterischi, il cittadino non smette di interpretare il referto. Interpreta di più. Guarda una sfilza di numeri, li confronta, si chiede se deve preoccuparsi. Non ha meno dubbi, ne ha di più. E li scarica dove può: sui medici di base, che si ritrovano con telefoni intasati, richieste continue, appuntamenti per esami che prima si leggevano in pochi secondi.

L’ASL TO4, con prudenza istituzionale, precisa di voler verificare che l’assenza di segnali grafici non induca l’utente a sottovalutare l’importanza di consultare il medico. Tradotto: togliamo il segnale più evidente e poi controlliamo se la gente capisce lo stesso. Un esperimento che assomiglia più a una prova di resistenza del territorio che a un miglioramento del sistema.
Nel frattempo, però, i medici protestano. Perché la centralità del medico è un valore sacrosanto, ma trasformare ogni esame del sangue in un rebus da decifrare insieme al paziente non è un riconoscimento. È una redistribuzione dell’ansia. Dal referto allo studio. Dalla carta al telefono. Dall’asterisco al nervosismo.
Ed è qui che l’intervento del sindaco assume un peso politico preciso. Castello non entra nel merito clinico, ma pone un tema di responsabilità istituzionale: se una scelta genera confusione, sovraccarico e preoccupazione, allora va discussa. E corretta. Perché una sanità che comunica peggio non è più moderna: è solo più distante.
La vicenda racconta molto più di un segno grafico. Racconta una sanità pubblica che convive con liste d’attesa, carenze di personale, ambulatori sotto pressione, ma che riesce comunque a individuare una nuova emergenza. Non ciò che manca, ma ciò che funzionava.
Così, mentre l’ASL sperimenta, valuta e analizza, la sanità territoriale fa quello che fa sempre quando le complicazioni aumentano senza motivo: assorbe, regge, tampona. E i cittadini restano con un foglio pieno di numeri, senza stelle, a chiedersi se possono stare tranquilli o se è meglio chiamare “tanto per sicurezza”.
Il sindaco di Chivasso, intanto, ha fatto ciò che spetta alla politica locale: ha chiesto spiegazioni e ha ricordato che la chiarezza non è un optional. Perché togliere un asterisco può sembrare un dettaglio. Ma quando quel dettaglio aiutava a capire, non è più un dettaglio.
Via gli asterischi.
Resta il dubbio.
E, almeno per ora, una domanda senza risposta: era davvero questa la priorità?
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