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23 Dicembre 2025 - 19:35
L'Asl To4 dichiara guerra all'asterisco...
E così, nell’epoca dei semafori, delle notifiche rosse, delle app che ti dicono anche quante volte respirare, l’ASL TO4 decide di togliere gli asterischi dagli esami del sangue. Via quei segni grafici così volgari, così popolari, così comprensibili. Troppo facili. Troppo immediati. Troppo utili. L’asterisco, evidentemente, non era più all’altezza dei tempi. Troppo anni Ottanta. Troppo analogico. Troppo chiaro.
La decisione arriva con la solennità che meritano le grandi svolte epocali: si chiama fase sperimentale. Perché oggi tutto ciò che non si capisce subito va definito sperimentale, così nessuno può dire che non funziona, ma solo che è “in divenire”. L’ASL TO4 spiega che l’obiettivo è nobile: ottimizzare la valutazione dei risultati degli esami di laboratorio, garantendo la massima sicurezza clinica e soprattutto restituendo centralità al medico curante. Che detta così sembra quasi che, fino a ieri, il medico fosse un optional.
Il principio, sulla carta, è ineccepibile. Lo scrive nero su bianco l’Azienda sanitaria: “Un valore di laboratorio non è un dato isolato, ma uno strumento che richiede una lettura integrata alla luce della storia clinica e della sintomatologia della persona assistita”. Vero. Verissimo. Talmente vero che nessuno ha mai sostenuto il contrario. Ma da qui a cancellare l’asterisco ce ne passa. È un po’ come dire che la bussola non basta per navigare e quindi decidere di togliere anche l’ago.
Perché l’asterisco non faceva diagnosi. Non sostituiva il medico. Non prescriveva terapie. Diceva solo: "guarda qui". "Attenzione. Questo valore è fuori dalla norma". Tutto il resto, da sempre, lo faceva il medico. Ma evidentemente quel segnetto dava fastidio. Forse perché troppo democratico. Capibile da tutti. Anche dai pazienti.
Così, a fine novembre, parte la sperimentazione: niente più marcatura automatica dei valori fuori norma, sostituita da una nota informativa che invita l’utente a consultare il proprio medico. Una nota. Informativa. Elegante. Sobria. Che però arriva dopo che il cittadino ha passato dieci minuti a fissare un referto pieno di numeri chiedendosi se deve preoccuparsi o no.
Ed è qui che nasce la magia. Perché senza asterischi il paziente non smette di interpretare: interpreta di più. Diventa un critico letterario della glicemia. Un filologo del colesterolo. Un matematico applicato alla creatinina. Non sa cosa significhino quei numeri, ma sa che non gli piacciono. E chiama il medico. Subito. Tutti insieme.

L’ASL TO4, con grande prudenza, precisa di voler verificare che “l’assenza di segnali grafici non porti l’utente a sottovalutare l’importanza di consultare il proprio medico”. Traduzione: togliamo l’unico segnale evidente, poi controlliamo se la gente capisce lo stesso che deve chiamare il medico. È una specie di esperimento sociologico applicato alla sanità: togliamo i cartelli stradali e vediamo se gli automobilisti intuiscono dove fermarsi.
Nel frattempo, però, i medici di base sono insorti. Perché la centralità del medico è un valore sacrosanto, ma trasformare ogni esame del sangue in un rebus da decifrare insieme al paziente non è esattamente un regalo. È più una redistribuzione dell’ansia. Dall’asterisco al telefono. Dal referto allo studio medico. Dalla carta al nervosismo.
E mentre l’Azienda parla di confronto condiviso tra medici di famiglia e specialisti, la realtà è molto meno condivisa e molto più concreta: sale d’attesa piene, telefoni che squillano, cittadini preoccupati non perché stanno peggio, ma perché capiscono meno. Il che, in sanità, è sempre un passo indietro.
Tutto questo, naturalmente, nell’esclusivo interesse della salute dei cittadini. La formula finale che chiude ogni comunicato e che funziona un po’ come l’“andrà tutto bene” durante il Covid: rassicura chi la scrive, non sempre chi la legge. Perché nel frattempo il cittadino resta lì, con il suo foglio di numeri senza stelle, a chiedersi se può andare a dormire tranquillo o se è meglio chiamare il medico “tanto per sicurezza”.
Insomma, via gli asterischi, resta il dubbio. E mentre l’ASL sperimenta, analizza e valuta, la sanità territoriale fa quello che fa sempre quando le cose diventano più complicate del necessario: assorbe, regge, tampona. Fino alla prossima fase sperimentale. Magari quella in cui si tolgono anche i numeri, perché in fondo non sono dati isolati neanche loro.
C’è un mistero affascinante nella sanità pubblica italiana, e l’ASL TO4 lo interpreta con una certa eleganza: quando i problemi sono tanti, complessi e ben noti, si trova sempre il modo di aprire un nuovo fronte. Non contro le liste d’attesa, non contro la carenza di personale, non contro i pronto soccorso al limite. No. Contro un asterisco.
Sì, proprio lui. Quel piccolo segno grafico che, da decenni, vive nei referti degli esami del sangue senza mai alzare la voce. Non protesta, non rivendica, non sciopera. Si limita a fare una cosa semplicissima: segnalare che un valore è fuori norma. Evidentemente troppo.
Perché l’ASL TO4, va detto, non è un’azienda senza pensieri. Ha medici di base sotto pressione, cittadini che chiedono risposte rapide e chiare, ambulatori affollati, un sistema territoriale che fatica, un paio di inchieste in tribunale a Ivrea. Ma tutto questo, a quanto pare, non rappresentava la vera emergenza. La vera emergenza era l’asterisco. Un simbolo eccessivamente comprensibile. Un segnale che spiegava troppo.
Così si è deciso di intervenire. Non su ciò che manca, ma su ciò che funziona. Non per complicare, ufficialmente, ma per “valorizzare la centralità del medico curante”. Come se qualcuno l’avesse mai messa in discussione. Come se un asterisco avesse mai tentato un colpo di Stato contro la medicina generale.
La logica è raffinata: togliere un segnale chiaro per evitare che il cittadino interpreti da solo i referti. Il risultato, però, è altrettanto chiaro: il cittadino interpreta di più, capisce di meno e si preoccupa il doppio. E chiama il medico. Subito. Tutti insieme.
Il punto non è nemmeno stabilire se l’idea sia giusta o sbagliata. Il punto è più semplice, quasi ingenuo: era davvero questa la battaglia da combattere? Davvero, con tutto quello che non funziona, l’urgenza era eliminare un aiuto visivo che permetteva anche ai meno esperti di orientarsi? Davvero il grande pericolo della sanità territoriale era l’autodiagnosi da asterisco?
Nel frattempo, mentre si sperimenta, si valuta e si analizza, succede qualcosa di prevedibilissimo: i cittadini sono più ansiosi e i medici più disturbati. Esattamente l’opposto dell’obiettivo dichiarato. Ma pazienza. È una fase sperimentale. E come tutte le sperimentazioni ben raccontate, la teoria è elegante, la pratica molto meno.
Forse l’ASL TO4 avrebbe potuto fare una scelta più banale: lasciare gli asterischi dove stavano e concentrarsi su ciò che davvero pesa sulla vita quotidiana di medici e pazienti. Ma la banalità, si sa, non affascina. Un problema risolto non fa rumore. Un problema nuovo, invece, sì.
E allora avanti così. Guerra all’asterisco. In fondo, se non ci fossero abbastanza difficoltà, bisognerebbe pur inventarsi un nemico. Anche questo, naturalmente, nell’esclusivo interesse della salute dei cittadini.
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